«La perdono, padre» (Piemme 2017)
Daniel Pittet (che ha perdonato il proprio aguzzino) racconta gli abusi subiti da un sacerdote
Non ci sono mezzi termini nei fogli che un giorno papa Francesco riceve. Dopo quasi vent’anni di silenzio, Daniel Pittet ha deciso di raccontare la sua storia di bambino abusato per quattro anni da un prete. Usa parole crude, pesanti, sconvolgenti per descrivere quello che ha subito, perché solo così si può dipingere l’abisso in cui una violenza trascina un bambino.
Papa Francesco legge e decide di scrivere una prefazione a quelle pagine che diventeranno questo libro. È un’iniziativa coraggiosa, ma la “tolleranza zero” di Bergoglio contro la pedofilia passa anche da questo gesto, da questa assunzione di responsabilità della Chiesa e di condanna totale dei colpevoli e della parte di gerarchia – vescovi o cardinali – che li proteggesse.
Daniel oggi è un padre di famiglia, ed è riuscito ad affrontare l’inferno e a conservare la fede nonostante tutto. Il suo percorso non è stato facile, le cicatrici sono tutte lì, ma ha deciso di costruire la sua vita sul perdono, all’interno della Chiesa, e di impegnarsi per aiutare altre vittime come lui, per fare in modo che episodi del genere non succedano più, o per lo meno non vengano più taciuti.
Ci sono molte ragioni per cui questo libro è destinato a lasciare un segno profondo: la trasparenza del racconto, che spazza via decenni di omertà e rimozioni nel raccontare queste vicende; l’intervista al sacerdote responsabile dell’abuso, un documento rarissimo e a suo modo illuminante. E soprattutto, l’inequivocabile presa di posizione del pontefice contro l’anima nera che può insinuarsi all’interno della Chiesa stessa.
Per approfondire:
La perdono, padre | Pittet, Daniel | Piemme | 2017 | 15.50 euro
La prefazione del Papa al libro di una vittima di abusi (Vatican Insider, 13.02.2017)
Daniel Pittet: “Ho svelato a Francesco i miei quattro anni di inferno e lui ha pianto insieme a me” (Caterina Pasolini, Repubblica, 13.02.2017)
Caso Daniel Pittet: vescovi svizzeri e cappuccini, un’occasione per “fare luce su implicazione di altre persone” (AgenSIR, 13.02.2017)