Rebecca libri

Ex Libris. The New York Public Library

Un documentario di Frederick Wiseman

Le biblioteche pubbliche in America sono cambiate da quando ero giovane. Ricordo che andavo in biblioteca a prendere i libri. Ora le biblioteche offrono molto di più. Durante le riprese del film sono rimasto colpito nello scoprire la grande varietà di servizi, opportunità ed esperienze che le biblioteche forniscono a chiunque vi acceda. Le biblioteche odierne sono diventate dei centri comunitari con corsi dopo scuola per i bambini e corsi di formazione per gli adulti in lingue, cittadinanza, economia e informatica. A prescindere dall’attuale contesto politico americano, la biblioteca rimane un ideale di inclusione, democrazia e libertà d’espressione.

Così Frederick Wiseman commenta il suo Ex libris, documentario che va dietro le quinte di una delle più grandi istituzioni del sapere del mondo: la New York Public Library. Il documentario presenta la biblioteca come un luogo di accoglienza, scambio culturale e apprendimento per diciotto milioni di utenti e trentadue milioni di visitatori online all’anno. Ci sono novantadue succursali della biblioteca disseminate tra Manhattan, il Bronx e Staten Island. La NYPL vuole essere una risorsa per tutti i residenti di questa città sfaccettata e cosmopolita. È accessibile, aperta a tutti ed esemplifica la convinzione americana, profondamente radicata, del diritto degli individui a conoscere ed essere informati. La biblioteca è una delle istituzioni più democratiche d’America: tutte le razze, classi sociali ed etnie sono benvenute e partecipano attivamente alla vita e al funzionamento della biblioteca. La quale ha l’obiettivo di stimolare l’apprendimento, far progredire la conoscenza e rafforzare le comunità.

Oliviero Ponte di Pino su doppiozero recensisce il documentario, facendo emergere la funzione fondamentale di coesione sociale che la biblioteca svolge per i newyorkesi:

La New York Public Library è una delle biblioteche più famose del mondo. In 1997. Fuga da New York (1981), in una Manhattan fuori da ogni legge, la NYPL è il quartier generale del Duca, il perfido criminale che domina la città. Nella prima scena di Ghostbusters (1984), le ordinatissime schede del catalogo, spinte da una forza misteriosa, schizzano fuori dai cassetti e volano nello spazio, terrorizzando la bibliotecaria.

Quello che l’immaginazione hollywoodiana non ha saputo prevedere è il presente della biblioteca, quello che racconta Frederick Wiseman in Ex Libris, il documentario presentato in concorso alla Biennale di Venezia nel 2017. Sono 3 ore e 17 minuti in cui i libri sembrano diventare fantasmi. Se ne vedono pochissimi, malgrado i 53 milioni di unità (volumi, opuscoli, mappe, video…) conservati nei suoi depositi. Per un attimo si intravede il primo libro stampato a caratteri mobili, la celeberrima Bibbia di Gutenberg (anche se all’inizio avevamo sentito dire che il volume non era al momento disponibile). I partecipanti a un gruppo di lettura discutono di sentimenti tenendo tra le mani le copie consunte di Amore ai tempi del colera di Gabriel García Marquez. Non sono molti di più i “physical books” – come vengono ormai definiti dallo staff – che incontriamo in questo viaggio alla scoperta di quel che nasce dai libri, che si muove attorno ai libri, che parte dai libri, ma sta fuori dai libri. Il titolo del film non allude al fatto che i volumi di cui si narra siano di proprietà della NYPL, ma all’infinita gamma di attività che quei volumi ispirano oggi. Questa rivoluzione l’hanno interpretata in maniera innovativa gli Idea Stores londinesi, reinventati da David Adaye, ma investe ormai tutte le biblioteche, anche in Italia. La trasformazione è inevitabile.

Qualcuno lo spiega all’inizio del film: ormai – ma forse da sempre – una biblioteca non è solo e tanto un deposito di libri. Il lucidissimo Wiseman (classe 1930) dev’essere rimasto sorpreso da questa osservazione e ha deciso di verificare come sono cambiate le biblioteche e come sta dunque evolvendo la cultura. In Ex Libris non mostra quasi nessuno che se ne sta seduto al tavolo, chino sulla pagina, in silenzio. Si legge più spesso insieme, facendo rumore.

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