Vita di un falsario (Yasushi Inoue, Skira 2013)
Un consiglio di lettura al giorno dalla nostra rubrica "Affinità elettive"
“Sono già passati quasi dieci anni, da quando accettai di scrivere la biografia del pittore di scuola giapponese Onuki Keigaku, su richiesta della sua famiglia. Ancor oggi però non ho tenuto fede al mio impegno. La primavera scorsa, quella stessa famiglia mi ha mandato da Kyoto un formale biglietto d’invito alla cerimonia del tredicesimo anniversario della morte dell’artista, cerimonia che si sarebbe celebrata in un tempio zen della città; all’invito era accluso un cartoncino di risposta per confermare o meno la mia presenza.”
Incaricato di scrivere la biografia di un pittore giapponese affermato, il narratore trasferisce piano piano il proprio interesse sulla figura del falsario Hara Hosen, compagno di gioventù dell’artista, che nonostante le grandi potenzialità iniziali aveva poi condotto una vita oscura e sfortunata. Hosen ha copiato alcune opere di Keigaku, vendendole come vere, ma il ritrovamento di un suo quadro originale rivela che era a sua volta un pittore formidabile. Che cosa lo ha spinto alla copia sistematica e ossessiva delle opere dell’amico?
Con il solito acume compassato, Inoue Yasushi imbastisce una storia all’apparenza scarna, che rivela tutta la sua profondità dispiegandosi in poche epifanie. La scrittura attenta, analitica e nonostante tutto aperta all’insondabile della psiche, rivela un’empatia in bilico tra razionalità e slancio onirico, in un universo pulsante fatto di desideri, sogni e speranze sempre nascosti, inconoscibili nella loro totalità. Ciò che interessa a Inoue non è tanto chiudere il cerchio, rassicurare sulla natura esplicabile di azioni e sentimenti, trovare una sorpresa sufficientemente intensa che spieghi in retrospettiva quanto narrato, ma sprofondare nel subbuglio emotivo dei suoi protagonisti.
Con uno stile particolare, pacato, apparentemente divagante, ma che sfocia in improvvise rivelazioni, Inoue ci avvicina con solidarietà e compassione all’essere umano nel suo momento più amaro, della disillusione e della sconfitta.