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Dove l’aria è più dolce (Tasneem Jamal, Berti 2017)

Un consiglio di lettura al giorno dalla nostra rubrica "Affinità elettive"

“Mumtaz accenna un passo e apre la bocca per chiamare i bambini. Prima che possa emettere un suono, però, i soldati si spostano rivelando il presidente Idi Amin Dada in persona, scalzo. Mumtaz si accorge di aver smesso di respirare. Guarda la piscina e inspira, espira. Karim è uscito dall’acqua e sta andando verso di lei. Shama è ancora dentro, in piedi, le braccia tenute a galla dai braccioli, ed è rivolta verso il bordo più lontano. Mumtaz segue il suo sguardo e vede un bambino in piedi accanto al presidente. Indossa una tenuta da combattimento verde, un cappello calzato sulla testa e scarpe nere ai piedi, anche se il calore del mezzogiorno è soffocante, anche se si trova sul bordo di una piscina. Sembra della stessa corporatura di Shama, della sua stessa età: cinque anni. È un soldato in miniatura.”

Nel 1972 il dittatore Idi Amin espelle più di ottantamila cittadini indiani dall’Uganda: intere generazioni si ritrovano senza più nulla, e con appena novanta giorni di tempo per fuggire, in un vortice surreale di caos e violenza. Ambientato in Uganda tra il 1921 e il 1975, questo romanzo d’esordio racconta la storia di Raju, arrivato dall’India per cercare fortuna, e della sua famiglia, in una società postcoloniale sempre più stratificata e complessa. Amori, sacrifici e successi s’intrecciano fino alla frattura dell’esilio, quando tutto va in pezzi e bisogna ricominciare da capo. Eppure, agli occhi della piccola Shama, “casa” rimane un concetto astratto: può esistere ovunque ci sia la famiglia, al di là dei cambiamenti, delle privazioni; a volte cresce, a volte rimpicciolisce, e quando viene distrutta, basta ricostruirla “dove l’aria è più dolce”.

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