Il ragazzo, la donna e il vecchio poeta. Tre racconti inediti dalle Mille e una notte
Un vecchio poeta, un califfo, la favorita del sultano, un bambino dai poteri magici sono gli eroi di questi tre racconti inediti delle Mille e una notte, tratti da un manoscritto del XIX secolo conservato nella Biblioteca dell’Università di Strasburgo. Sconosciuti fino all’inizio del XX secolo, furono redatti nel 1831 per un diplomatico tedesco di stanza al Cairo e costituiscono una testimonianza vivace e ironica della società egiziana del XVIII secolo. Tre storie che vanno ad arricchire il corpus di un testo emblematico della cultura araba e della letteratura universale.
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dalla Presentazione (di Aboubakr Chraïbi)
Questo lavoro propone dunque la prima traduzione di tre racconti tratti da un manoscritto de Le mille e una notte, sconosciuto fino all’inizio del XXI secolo, redatto nel 1831 da Carl Reinhard, diplomatico tedesco di stanza al Cairo.
I tre testi dipingono con grande libertà uno scorcio di vita quotidiana al Cairo nel XVIII secolo: i rapporti difficili fra i governanti e i loro sottoposti, le devastazioni della corruzione, l’onnipresenza dei codici d’onore, il peso e la rigidità delle convenzioni sociali, la forza e la fragilità delle donne e della popolazione povera. Tanti aspetti che mostrano a che punto di disillusione si fosse giunti, all’epoca, riguardo a uno Stato giudicato deficitario. Mescolando il sogno, il miracolo, la componente religiosa, la fantasia e la realtà, questi racconti conferivano al quotidiano un’immagine più viva e più sopportabile, talvolta persino felice e comica.
Il primo dei testi qui proposti, Hasan, il ragazzo i cui desideri si avveravano sempre, affonda le radici nella letteratura popolare, che viene adattata e trasformata mediante l’introduzione di effetti reali e di episodi decisamente “cairoti”, al fine di adeguarlo agli altri racconti delle Notti.
Certo è che Hasan incarna al tempo stesso Aladino e la lampada di Aladino: come Aladino, sposa la principessa e, come la lampada, ha il potere di ottenere tutto ciò che desidera. La trama sembrerebbe semplice. All’inizio della storia, Hasan viene separato dai suoi genitori e alla fine ritorna da loro e li porta con sé a vivere nel palazzo del re di Baghdad, che gli cederà ben presto il trono. Tuttavia, la trama è, in realtà, di una complessità formidabile. La comparsa di un mangiatore di hashish, tratto specifico di questa versione, e la sequenza comica che ne deriva, iscrivono il racconto nella caricatura del quotidiano. Il mondo immaginario che propone, in cui affiora la miseria a malapena celata dal paradiso artificiale, potrebbe risultare di fatto il più giusto. D’altronde, le circostanze misteriose che permettono all’eroe di ottenere questo dono miracoloso appartengono più a certe credenze arcaiche pagane, dove coesistono molte divinità femminili di eguale rango, che ai nostri monoteismi biblici o coranici.
La seconda storia, Yâsamîn, la favorita del sultano e il giustiziere dei sarti, si iscrive nella lunga tradizione dei racconti che mettono in scena il tema della bella e onesta concubina, costantemente minacciata nella sua virtù ma decisa a non cedere. Per queste sue caratteristiche rientra naturalmente nello spirito de Le mille e una notte, rispecchiando appieno il modello del genere letterario a cui appartiene. Le manipolazioni e gli omicidi sono funzionali, e tutto rientra nell’ordinario. Tuttavia, la singolarità di questa storia deriva dal fatto che si tratta di una delle poche che mette in scena il personaggio dello ’âyiq, vero e proprio fenomeno sociale dell’epoca pre-moderna: un giovanotto ai margini, ai limiti della legge, che intende tuttavia supplire alle mancanze delle forze dell’ordine o dei governi, accusati di corruzione. Il suo codice d’onore, spesso magnificato, lo spinge, in talune circostanze, a intervenire per proteggere la vedova e l’orfano, anche a rischio della propria vita. La storiografia non ha sempre avuto accesso alla figura dello ’âyiq come la si trova in questo testo. Invece, qui, il giovanotto, l’unico attore onesto fra tutti i personaggi del racconto, gioca un ruolo importante. E proprio lui scomparirà ben presto dalla scena…
Infine il racconto Il vecchio poeta Hasan, l’albero, la tomba e il monastero poggia su sapienti tradizioni che affermano di riportare fatti storici. Il suo adattamento e collegamento alle Notti offre un bell’esempio della maestria del narratore arabo, che ha saputo conferire una posizione di rilievo a due personaggi “faro” delle Notti: il poeta Abû Nuwâs e soprattutto il celebre califfo Hârûn al-Rashîd. Tuttavia questo racconto presenta due aspetti contraddittori. Da un lato è conservatore nella misura in cui riflette le tensioni esistenti fra cristiani e musulmani, mostrando il predominio di questi ultimi sui primi, e proprio tramite il califfo Hârûn al-Rashîd. Dall’altro, appare sovversivo nella misura in cui rigetta il primato dello spirituale sul materiale, opponendosi al credo di base di tutti i credenti, musulmani o cristiani che siano. In realtà, l’uomo la cui fede è sincera deve rinunciare ai beni di questo mondo per innalzarsi verso Dio, mentre nella nostra storia tanto i vivi quanto i morti non hanno che una preoccupazione, quella del più comune dei mercanti: fare soldi.
Di pari passo con la loro pubblicazione, i racconti de Le mille e una notte hanno ispirato un numero incalcolabile di artisti: scrittori, compositori e cineasti di tutto il mondo e, in particolar modo, di quello arabo. Scrivendo le sue Le mille e una notte Naguib Mahfouz (1911-2006) ha reso omaggio a questa raccolta, ma ha voluto probabilmente aggiungervi una parte di sé, del suo Egitto, della sua città, della sua vita o, più precisamente, della visione che lui aveva della sua epoca.
Se andiamo a ritroso di un paio di secoli, ci accorgiamo che Hasan, il ragazzo i cui desideri si avveravano sempre, Yâsamîn, la favorita del sultano e Il vecchio poeta Hasan hanno sicuramente beneficiato del talento del loro “creatore” egiziano. Quest’ultimo è riuscito a descrivere magistralmente il suo ambiente, la sua epoca, a rendere partecipe il lettore della sua visione della gente e del potere, a tenere con il fiato sospeso, sottile persino nei suoi eccessi, alla maniera dei migliori racconti de Le mille e una notte.
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