Rebecca libri

Abbi fiducia (Anselm Grun, Queriniana, 2018)

di Anselm Grun
Fonte: Rebeccalibri

Introduzione

Gesù si è rivolto ai malati in maniera particolare. Li ha guariti e ha assegnato a noi cristiani il compito di prenderci cura di loro, e addirittura di guarirli. Nel discorso della missione, infatti, Gesù affida questo compito ai discepoli:

«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli  è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni» (Mt 10,7s.).

La guarigione dei malati è segno della vicinanza del regno dei cieli. Se Dio regna nell’uomo, questi può tor- nare in salute. Ciò non significa che ogni malattia fisica possa essere immediatamente guarita, ma che l’uomo diventa sano e salvo nella sua anima. Dai cristiani – così ci esorta Gesù – deve emanare un carisma benefico sulle persone. Essi devono ridestare la vita in coloro che sono interiormente morti; devono purificare i lebbrosi affinché le persone che non riescono ad accettare se stesse siano in grado, attraverso le loro cure amorevoli, di sentirsi preziose e pure. E devono scacciare i demoni, ossia liberare le persone dagli spiriti impuri che fanno ammalare, che offuscano il pensare e il sentire. Devono liberare gli esseri umani dalle costrizioni interiori.

Gesù si è avvicinato alle persone malate. L’evangelista Matteo interpreta la sua azione sanante verso i malati con un rimando al profeta Isaia: «Perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie» (Mt 8,17 e Is 53,4). E la prima lettera di Pietro comprende così l’operato di Gesù sullo sfondo delle parole profetiche: «Dalle sue piaghe siete stati guariti» (1 Pt 2,24 e Is 53,5). Pertanto,  ci viene mostrato un modo per poter affrontare in senso spirituale la malattia con lo sguardo rivolto a Cristo. Gesù esorta anche noi cristiani a far visita ai malati e ad accompagnarli lungo il loro cammino di sofferenza. Sulla scorta delle parole della Bibbia, affronterò quindi tre argomenti fondamentali: l’interpretazione della malattia, il rapporto spirituale con la malattia e l’accompagnamento cristiano delle persone malate.

 

1.

L’interpretazione della malattia

Quando ci ammaliamo, siamo interiormente destabilizzati. Ci chiediamo: perché proprio io? Eppure ho sempre condotto una vita sana, mi sono sempre preso cura della mia salute. Perché mi ha colpito? Che cosa ho fatto di sbagliato? Ho seguito un’alimentazione scorretta? Oppure sono le condizioni lavorative in azienda o il difficile rap- porto matrimoniale che mi hanno fatto ammalare?

Andiamo sempre in cerca delle cause della nostra malattia, e talvolta le riferiamo anche a Dio: Perché ha permesso questo? Come può essere così crudele? Che Dio è mai questo, che ho servito fino ad ora? Mi sono forse sbagliato sul suo conto? Attraverso la malattia Dio mi ha punito, perché non ho vissuto secondo i suoi disegni?

Nessuno di noi è immune dalla malattia. Anche se conduciamo una vita sana, se seguiamo una corretta alimentazione e facciamo sufficiente attività fisica, non abbiamo alcuna garanzia di essere risparmiati dalla malattia. Se poi ci ammaliamo, andiamo dal medico e ci predisponiamo a sfruttare le possibilità di cura che la medicina offre. Ma ci dobbiamo anche confrontare interiormente con la malat- tia: dobbiamo vederla come un nostro impegno personale, che può farci crescere. In questo senso, la nostra malattia va intesa come un compito spirituale.

La malattia mi mette in discussione – e mi fa porre molte domande. La prima domanda riguarda il giusto modo di vivere: la mia malattia mi sta forse segnalando che ho tra- lasciato qualcosa, che ho vissuto senza attribuire il giusto significato alla mia verità? Mi sono affaticato troppo? Ho lavorato troppo? Ho ingoiato troppi bocconi amari? Ho fatto finta di non cogliere importanti segnali del mio corpo e della mia anima? Che cosa mi vuol dire questa malattia? Cosa dovrei cambiare? Dove dovrei aprire nuovi orizzonti nel mio progetto esistenziale? Che cosa conta davvero nella mia vita? Dovrei riguardarmi, vivere in modo più cauto e attento? Che importanza hanno per me i miei amici, la mia famiglia? In che cosa li ho trascurati? In che modo vorrei rapportarmi a loro, se il tempo che mi rimane da vivere è limitato? La malattia, dunque, è un’opportunità per ripensare la mia vita e ricollocare i suoi punti chiave.

Che cosa ti dice la tua malattia? In che cosa è cambiata la tua visione della vita? Dove ha relativizzato i parametri secondo i quali vivi e dove ti ha offerto altri criteri per la tua esistenza? E dove la tua malattia ti ha disorientato e lasciato sgomento? Oppure ti ha fatto infuriare: sei furibondo con Dio, furibondo con il destino, furibondo con i medici che non ti hanno preservato dalla malattia?

Fonte: Rebeccalibri
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