Rebecca libri

Il libro al centro: l’Einaudi e la grafica

A margine della mostra "I libri Einaudi 1933-1983" un intervento di Mario Piazza

«Non solo la Einaudi ma tutte le case editrici di cultura hanno “potuto crescere e irrobustirsi perché i principali collaboratori erano disposti a molti sacrifici, e a correre i rischi che un lavoro difficile impone. Dico difficile, perché finché un’editoria del genere non si è affermata sul mercato non attrae capitali, e deve costruire un suo futuro solo attraverso il favore del pubblico. Quindi è questa difficoltà a rendere ancora più forti gli stimoli a far bene, e a far bene non solo nella scelta dei testi, ma anche nella veste tipografica, nell’arte di far conoscere quello che pubblichi e nell’arte delle relazioni sociali”. Così Giulio Einaudi – nel colloquio con Severino Cesari pubblicato nel 1991, che citeremo spesso – riassume il compito di un’editoria del “sì”, quella che non si preoccupa solo dell’oggi, di pubblicare in gran quantità frivole novità ritenute vendibili.»

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