Il tempo del lockdown ha drammaticamente posto in rilievo nel periodo di pandemia per il Covid 19 una forzata convivenza familiare che ha portato in evidenza alcune urgenze educative, specialmente laddove i genitori erano latitanti a motivo degli impegni lavorativi fuori dalle mura domestiche.
L’autore, Armando Matteo, si chiede: “avrà contribuito il lockdown primaverile a rimettere ordine nella testa degli adulti? Avrà ottenuto di riportarli alla elementare verità che i nostri bambini sono solo bambini e necessitano di tanta educazione… offerta da adulti veri e non infantili che seguono il miraggio di una eterna giovinezza?”
In crisi il rapporto genitori e figli
Il patto educativo tra genitori e figli sembra essere andato in crisi perché alcuni genitori di oggi pensano e agiscono come se il figlio non necessiti più del tempo a lui dedicato come in precedenza.
L’origine di quello che l’autore definisce il nuovo bambino immaginario è da rintracciarsi nel profondo mutamento della componente adulta della società: pare che le generazioni moderne non siano più disposte a testimoniare ai propri figli la vita adulta nei vari aspetti che la caratterizzano, ma anzi avviene l’opposto. È il bambino a sostenere, nell’adulto e nell’immaginario collettivo, il desiderio di vita giovane leggera e potente, l’idolatria della giovinezza.
La ricerca della felicità del figlio non avrebbe oggi le vesti di quel faticoso accompagnamento genitoriale da far maturare il figlio capace di raggiungere da solo la felicità. Il testo approfondisce le pesanti ricadute future per il bambino già considerato e trattato quasi da adulto, sospeso dalla sua infanzia da una precoce adultizzazione per il desiderio degli adulti di una giovinezza senza fine, ma sospeso pure nella sua crescita verso l’adultità piena.
Solo se gli adulti ritorneranno a fare gli adulti, il nuovo bambino immaginario potrà cedere il posto al bambino reale.
Il bambino immaginario | Armando Matteo | Rubbettino | 2020
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