Il prestito digitale? Penalizza il libro fisico ma è un’opportunità per la lettura: «Si studino modelli sostenibili»
L’e-lending, ovvero il prestito bibliotecario di libri elettronici, è diffuso soprattutto tra le fasce di popolazione ad alto reddito ed elevati livelli di istruzione e ha un impatto negativo rilevante sull’acquisto non solo di e-book, ma soprattutto di libri a stampa.
Sono i principali risultati di una ricerca commissionata dalla Federazione degli editori europei (FEP) a GFK riguardante il mercato svedese, francese e italiano, sulla falsariga di una ricerca simile già realizzata in Germania precedentemente, e presentati da Enrico Turrin nel corso di BolognaBookPlus, all’interno del programma di eventi di Aldus Up, la rete europea delle fiere del libro cofinanziata dal programma Europa Creativa dell’Unione europea.
«L’e-lending è una grande opportunità per far crescere la lettura in Europa – ha commentato Ricardo Franco Levi, presidente AIE e vicepresidente FEP – allo stesso tempo è importante studiare gli effetti sul mercato librario, la sostenibilità dei modelli in campo».
La ricerca, ha spiegato Turrin, esplora una modalità di fruizione di prodotti culturali con numeri in crescita e che pone interrogativi importanti nel bilanciamento tra esigenze diverse, quali la tutela del diritto d’autore e la massima diffusione possibile dei contenuti editoriali a garanzia del diritto di informazione e istruzione delle persone. I numeri del fenomeno, innanzitutto: fatto 100 il numero delle persone che in ognuna delle nazioni prese in considerazione è utente delle biblioteche, in Svezia il 60% di queste prende in prestito solo libri a stampa o cd, il 19,2% solo e-book e audiolibri in digitale, il 20,9% sia libri fisici o cd che e-book e audiolibri. Nel caso dell’Italia, gli utenti dei supporti fisici (libri a stampa o cd) salgono al 72,7%, 15,6% solo digitale, 11,7% entrambe le modalità. In Francia, infine, prende in prestito solo supporti fisici il 76,9%, l’11,2% solo digitale, l’11,9% entrambe le modalità. Soprattutto in Svezia, Paese dove è molto più diffuso il prestito di e-book, il prestito digitale acquisisce fette di utenti estremamente rilevanti.
Ma chi sono, questi utenti? Se mettiamo a confronto redditi e istruzione media della popolazione e redditi e istruzione media degli utilizzatori dell’e-lending, chi prende in prestito libri e audiolibri in formato digitale è mediamente più istruito e più ricco. Un dato, ha spiegato Turrin, che confligge con l’idea per cui le biblioteche hanno una loro utilità soprattutto nell’avvicinare alla lettura fasce di popolazione che non potrebbero avere altrimenti accesso ai libri. In Svezia, ad esempio, ha redditi mensili sopra i 4 mila euro il 32% della popolazione e il 37% degli utilizzatori dell’e-lending. In Francia 14% contro 15%, in Italia 8% contro 9%. Se la metà della popolazione italiana ha redditi mensili sotto i 2 mila euro, per gli utilizzatori di e-lending la percentuale scende al 46%. Dati simili si riscontrano sul fronte dei livelli di istruzione.
Se guardiamo invece ai livelli di soddisfazione per il servizio, i più felici sono gli utenti italiani che giudicano positivamente il servizio all’86% per la selezione dei titoli e all’83% per l’aggiornamento del catalogo. Per i francesi i valori corrispondenti sono 81% e 79%, per gli svedesi 74% e 72%. Probabilmente ciò è dovuto al fatto che il sistema italiano – essendo basato interamente sul libero mercato e licenze dirette da parte degli editori – mostra più capacità di adattarsi alle esigenze degli utenti, il che suggerisce che è meglio stimolare queste dinamiche di innovazione invece di pensare di imporre vincoli attraverso eccezioni al diritto d’autore.
Un esame a parte, infine, richiede la questione del rischio di cannibalizzazione del mercato a opera dell’e-lending. Se chiediamo a chi utilizza questa modalità di fruizione come questo abbia influito sull’acquisto di libri a stampa e cd da una parte, e libri digitali o audiolibri dall’altra, i risultati mostrano che, nel caso della Svezia, il 45% degli utilizzatori non compra più o compra meno libri fisici di quanto non facesse prima, mentre il 30% non compra più o compra meno libri digitali di quanto non facesse prima. Le percentuali corrispondenti per la Francia sono 36% (libri fisici) e 20% (libri digitali), per l’Italia 37% e 18%, per la Germania (45% e 46%). Va sottolineato il fatto che in Svezia il 16% dei rispondenti non ha mai comprato e-book (in Francia solo il 13%, in Italia il 3%), un dato che, spiega Turrin, «secondo noi è almeno in parte dovuto alla presenza fin dagli albori del mercato digitale di servizi di prestito».
Tranne che nel caso tedesco, la percentuale di chi compra meno libri fisici a causa dell’e-lending è sempre più alta della percentuale corrispondente per gli e-book e audiolibri digitali, tanto da far pensare che l’effetto sostituzione che non si è verificato con l’arrivo sul mercato dell’e-book e di device come il Kindle, possa invece verificarsi con la diffusione del prestito elettronico.
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