2022. L’Editoria cattolica in cifre, tra risveglio, alleanze e sinergie, vitalità e buone pratiche
Prosegue la riflessione sul libro religioso promossa da Avvenire
Mentre prosegue la riflessione sul libro religioso da parte di numerosi operatori del settore ospitata sulle pagine di Avvenire ( leggi qui gli interventi sin qui pubblicati), una discussione a più voci che vuole mettere in circolazione idee ed esperienze, possiamo trarre un primo bilancio a partire dai dati, quantitativi e qualitativi, presentati nell’Indagine sull’editoria religiosa in Italia redatta per il 13° anno consecutivo da Rebeccalibri.it per UELCI e presentata da Giorgio Raccis – direttore del Consorzio Editoria Cattolica – a maggio all’Assemblea di UELCI a Torino.
Oggi in Italia l’editoria cattolica vale poco meno di 100 milioni di euro di fatturato (con l’esclusione del settore scolastico, che non si limita ai soli testi per l’IRC) e rappresenta il 5,8% del settore della “varia” in Italia. Sono 168 gli editori cattolici che nel 2022 hanno pubblicato almeno un libro: 3.710 novità, di cui poco più della metà (2.096) di argomento religioso.
Sebbene in calo rispetto al 2021 e al 2019, si tratta di numeri enormi, sia perché siamo in presenza di un contesto generale di grandi difficoltà e di povertà culturale, sia perché il mercato religioso di riferimento, pur costituito da lettori forti e abitudinari, tende a restringersi anche per ragioni anagrafiche e legate alle vocazioni in calo, oltre che a una sempre minore religiosità nella popolazione italiana.
Dopo un 2022 segnato da numeri ancora negativi (-5,28%) rispetto al 2021 (quando la crescita era stata di fatto un rimbalzo dopo il disastroso 2020 pandemico), nel primo quadrimestre 2023 l’editoria cattolica dimostra una sorprendente crescita (+14,50%), specie se confrontata con la stasi del mercato del libro in generale (-0,20% secondo le analisi Nielsen – Aie).
Senza dubbio è presto per parlare di risveglio o di ripresa consolidata, tuttavia i segnali di vitalità e di una rinnovata capacità di innovare i cataloghi editoriali sono evidenti, anche perché non trainati da eventi liturgici o religiosi straordinari.
Quando parliamo di editori cattolici dobbiamo tenere presente che questi non pubblicano solo libri di argomento religioso: nel 2022 da un punto di vista dei numeri, a fronte della succitata perdita del 5,28% a valore il segmento del libro religioso si è attestato a -10,17%, mentre le vendite del segmento non religioso hanno chiuso il 2022 in positivo consentendo una riduzione della perdita complessiva dell’Editoria cattolica.
Da un lato i numeri ci parlano di una sorta di inflazione produttiva di libri di argomento religioso che occupano un segmento di mercato dove editoria laica e religiosa sono in competizione – un segmento che nel decennio 2012-2022 si è praticamente dimezzato -, dall’altro ci segnalano l’esigenza di aprirsi verso nuovi argomenti e intercettare nuovi lettori, essere “chiesa in uscita” secondo le parole di Francesco. Certo, per fare questo occorre vincere molte consolidate abitudini e investire molto in promozione, web marketing e pubblicità, per rompere lo specchio che nelle librerie laiche relega inesorabilmente qualunque libro pubblicato da un editore cattolico nello scaffale religioso, nel quale, tra l’altro, spesso si crea confusione tra genere religioso ed altri, come la new age, solo per citarne uno.
Proprio attraversando il Salone del libro di Torino appare evidente come il pensiero cristiano sia quasi assente nella cultura moderna, per cui negli autori e nelle redazioni occorre un maggior coraggio nell’elaborazione di un pensiero originale, maggiore capacità di affrontare temi che vadano oltre lo specifico religioso e la ripetitività di molte novità.
Un esempio per tutti è il tema della pace sollevato da papa Francesco su cui è ancora scarsa l’elaborazione di pensiero, una riflessione che dia forza a una proposta che vada oltre la convinzione geopolitica diffusa per cui la pace si prepara (solo) vincendo la guerra, una proposta che sappia trovare strade alternative e non sia solo appello morale.
Sul versante delle librerie religiose, se analizziamo i dati delle vendite, questi fotografano un pubblico che pare non interessato ai romanzi né a libri per bambini né ai libri di varia: è un problema di assortimento o di scelte dei lettori? Senza dubbio gli operatori di molti punti vendita religiosi scontano una carenza di formazione professionale, così come la scarsa utilizzazione degli strumenti gestionali di base, affidando la gestione solo all’esperienza personale.
La concorrenza di Amazon (vale il 28% del fatturato trade dell’editoria cattolica) e delle librerie on line (11%) si affronta rendendo le librerie fisiche luoghi dove si vive un’esperienza, legandole al territorio e alle comunità con presentazioni, gruppi di lettura, incontri, etc., e avendo la capacità di tenere sotto controllo i conti; tuttavia tutte queste cose non si realizzano senza una solida formazione professionale!
Un’ultima nota: le buone pratiche esistono e vanno fatte conoscere e replicate. Mi piace citarne tre: i cinque eventi culturali su altrettanti testimoni del cattolicesimo che hanno segnato la storia (Tonino Bello, Teresa di Lisieux, Lorenzo Milani, Giovanni Minzoni e Pino Puglisi) organizzati da UELCI con la diocesi di Torino al Salone del libro 2023, la sinergia tra editori appena annunciata da Il Portico (Edb – Marietti 1820) ed EMI e, infine, il ruolo dell’arcivescovo di Bologna nel salvataggio di un editore fondamentale come il Centro Editoriale Dehoniano, quest’ultimo un esempio per le molte diocesi che in questi anni hanno dimostrato scarsa sensibilità per i problemi della filiera editoriale cattolica italiana.