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Clive Staple Lewis

di di Enrico Leonardi

“Lontano dal pianeta silenzioso” 1 – Un professore fantastico

Potrebbe sembrare strano che un professore di Oxford, docente ed esperto di letteratura inglese medioevale e rinascimentale, sia conosciuto soprattutto per la sua produzione fantastica. In realtà la biografia di C. S. Lewis ci rivela un percorso in cui il fantastico occupa uno spazio importante, e soprattutto si manifesta saldamente connesso con tutto l’itinerario spirituale dello scrittore.

La trilogia spaziale di C. S. Lewis 1 – Lontano dal pianeta silenzioso
Il segno del Leone

Il muso nobile e austero di Aslan, leone dagli occhi azzurri signore di Narnia, fa capolino dalle copertine di due tra i più importanti recenti saggi dedicati a Clive Staples Lewis: “C. S. Lewis – Tra Fantasy e Vangelo” di Paolo Gulisano (1) e “Narnia e oltre” di Thomas Howard . (2) E’ la conferma di un dato incontrovertibile: la popolarità del grande scrittore irlandese è stata rilanciata e moltiplicata a livello planetario dalla trasposizione filmica di tre delle sue “Cronache di Narnia” : “Il leone la strega e l’armadio”, “Il principe Caspian” e “Il viaggio del veliero”. (3)
Potrebbe sembrare strano che un professore di Oxford, docente ed esperto di letteratura inglese medioevale e rinascimentale, sia conosciuto soprattutto per la sua produzione fantastica. In realtà la biografia di C. S. Lewis ci rivela un percorso in cui il fantastico occupa uno spazio importante, e soprattutto si manifesta saldamente connesso con tutto l’itinerario spirituale dello scrittore. Per questo non è possibile scorporare o addirittura contrapporre i testi della sua opera letteraria, che in certo qual modo costituiscono una Summa in cui ogni tassello del mosaico si armonizza con gli altri.

“The Pilgrim’s regress”, ossia il ritorno del pellegrino
La vita di C. S. Lewis (Belfast, 1898 – Oxford, 1963) ci si offre con una abbondanza di episodi e di eventi, dovuta al fatto che egli scrisse ben due libri per raccontare le proprie vicende personali: una ricostruzione allegorica, costruita sul modello di una opera classica della letteratura spirituale anglicana, The Pilgrim’s Progress di John Bunyan (Lewis intitolò il proprio cammino The Pilgrim’s Regress, (4) ossia la storia di un ritorno a casa, alla ricerca dell’isola della felicità). L’autobiografia vera e propria, pubblicata negli ultimi anni di vita, si intitola “Sorpreso dalla gioia” (5) e getta luce sul periodo dell’infanzia e della giovinezza dello scrittore.
Le cronache ci parlano dunque di Jack Lewis (questo il nome preferito da Clive), bambino felice nato a Belfast in una famiglia lealista, protestante, di impronta calvinista. L’intuizione della gioia fu una scoperta precoce del piccolo Jack, nutrito dalla governante Annie Harper con storie del magico folklore scozzese e ben presto avido lettore dei volumi della biblioteca paterna.
Tre eventi traumatici sconvolsero però il sereno mondo di Jack: la morte della madre, la terribile esperienza di due scuole inglesi simili a lager, e la progressiva perdita della fede. Nel 1917, quando partì per il fronte francese della Prima Guerra mondiale, Lewis era un perfetto ateo.

NOTE
1. PAOLO GULISANO, C. S. Lewis – Tra Fantasy e Vangelo, Ed. Ancora, Milano 2005.
2. THOMAS HOWARD, Narnia e oltre. I romanzi di C. S. Lewis (Narnia and Beyond. A Guide to the Fiction of C. S. Lewis, 2006), Marietti 1820, Genova-Milano 2008.
3. Le cronache di Narnia – Il leone, la strega e l’armadio (The Chronicles of Narnia: The Lion, the Witch and the Wardrobe), regia di A. Adamson, Walden Media e Walt Disney Pictures, 2005.
Le cronache di Narnia – Il principe Caspian (The Chronicles of Narnia: Prince Caspian), regia di A. Adamson, Walden Media e Walt Disney Pictures, 2008.
Le cronache di Narnia – Il viaggio del veliero (The Chronicles of Narnia: The Voyage of the Dawn Treader), regia di M. Apted, Walden Media e 20th Century Fox, 2010.
Un quarto episodio delle Cronache, La sedia d’argento, è attualmente in lavorazione e la sua uscita è prevista per la fine del 2018.
4. CLIVE STAPLES LEWIS, Le due vie del pellegrino (The Pilgrim’s Regress: an allegorical apology for Christianity, Reason and Romanticism, 1933), Jaca Book, Milano 1981.
5. C. S. LEWIS, Sorpreso dalla gioia – I primi anni della mia vita (Surprised by Joy – The shape of my early life 1955), Jaca Book, Milano 1981.

“Lontano dal pianeta silenzioso” 2 – Le imboscate di Dio e gli Inklings

Ma le “imboscate di Dio” erano pronte a imprimere alla vita di Lewis delle svolte inattese. Durante una convalescenza in un ospedale francese, Jack si imbatté in un libro che lo colpì profondamente: si trattava di un’opera di G. K. Chesterton. Niente fu più come prima: una crepa si aprì nel muro delle certezze agnostiche di Lewis.

Chesterton, Tolkien e gli Inklings
Ma le “imboscate di Dio” erano pronte a imprimere alla vita di Lewis delle svolte inattese. Durante una convalescenza in un ospedale francese, Jack si imbatté in un libro che lo colpì profondamente: si trattava di un’opera di G. K. Chesterton. Niente fu più come prima: una crepa si aprì nel muro delle certezze agnostiche di Lewis. E questa crepa si allargò fino a far crollare l’intera costruzione, quando Jack, vincitore di una cattedra ad Oxford, incontrò John R. R. Tolkien, il futuro scrittore de Il Signore degli anelli. In un processo per nulla pacifico e scontato, con tappe decisive ma anche esitazioni e crisi, Lewis si riaccostò al cristianesimo, e nel 1931 scrisse all’amico Arthur Greeves: “Sono passato da poco dal credere in Dio al credere in maniera definitiva in Cristo, nel cristianesimo. (…) La mia lunga conversazione con Tolkien e Dyson ha avuto una grossa parte in questo”. (6)
La presenza decisiva di amici nel cammino di Lewis è documentata anche dalla sua entusiastica partecipazione alla compagnia fondata da Tolkien e chiamata degli Inklings (gioco di parole tra “vaghi indizi” e “inchiostro”). Era un gruppo di studiosi ed amici che si ritrovavano settimanalmente in un pub di Oxford a conversare e a leggere ad alta voce le proprie storie chiedendo il parere dei compagni. Sarebbe riduttivo considerarlo un cenacolo letterario: era un piacevole circolo dove la libertà regnava sovrana e l’unica regola era l’amicizia cristiana. (7)
Nel 1937 Lewis si era di nuovo rivolto alla narrativa, ed è nel contesto degli Inklings che maturò l’idea della sua “Trilogia spaziale”. Fu una specie di scommessa con Tolkien.
Il suo nuovo libro nacque come un progetto congiunto, una specie di patto o scommessa con Tolkien, il quale ricordò, in proposito: «Un giorno Lewis mi disse: “C’è troppo poco di quello che piace a noi nelle storie in circolazione. Ho paura che ce lo dovremo scrivere”»Quello che avevano in mente erano storie che fossero “mitopoietiche”, ma sottilmente dissimulate sotto la veste di “thriller” popolari. Tolkien si mise al lavoro su “La strada perduta”, il racconto di un viaggio a ritroso nel tempo fino alla terra di Nùmenor. Lewis decise di affrontare il tema dei viaggi interspaziali (…) Lewis voleva anche (…) ridare convincente freschezza a una storia cristiana rinarrandola come se si trattasse di un nuovo mito.(8)
E’ così che prese forma “Lontano dal pianeta silenzioso” (9), il primo episodio della “Trilogia spaziale” o “cosmica” (Space Trilogy).

NOTE
6. cit. in C. S. LEWIS, Prima che faccia notte – Racconti e scritti inediti, a cura di E. Rialti, BUR, Milano 2005.
7. HUMPHREY CARPENTER, Gli Inklings. Tolkien, Lewis, Williams & Co., Jaca Book, Milano 1985.
8. Id. Ibid. , pag. 83.
9. C. S. LEWIS, Lontano dal pianeta silenzioso (Out of the Silent Planet, 1938), Mondadori Milano 1951; nuova edizione Adelphi, Milano 1992.

C.S. Lewis: tra Fantasy e Vangelo

Ora che esce il film…
Le Cronache di Narnia: uno dei più grandi classici per ragazzi del ‘900, una saga fantastica che ora è anche un kolossal cinematografico che vede per protagonista un grande leone parlante con poteri mistici. Una grande fiaba che può conquistare i cuori di lettori dai dieci ai cinquant’anni, un racconto di fantasia che è anche una chiarissima rappresentazione del credo cristiano dell’autore, l’anglo-irlandese Clive Staples Lewis. Il volume “C.S. Lewis: tra Fantasy e Vangelo” (Editrice Ancora, Milano, pag. 200, 15 euro) di Paolo Gulisano, studioso della cultura cattolica anglo-sassone e autore – tra l’altro – di volumi su Tolkien, Chesterton o il cristianesimo irlandese, rappresenta la prima biografia-critica del grande scrittore. Il libro indaga ampiamente la vita e l’opera di Lewis, che Gulisano ci presenta come uno dei più interessanti personaggi del panorama letterario del suo tempo. Con Narnia aveva voluto parlare, riuscendoci, al cuore dei bambini, e non solo a loro.Lewis è stato uno dei più singolari intellettuali dell’Inghilterra del suo tempo, un uomo affascinante e contraddittorio: non era un professionista dei racconti per bambini, né ebbe mai figli a cui narrare fiabe alla sera, ma realizzò con Narnia un autentico classico; visse gran parte della sua vita in Inghilterra, diventando uno dei massimi protagonisti della vita culturale del Paese, ma era irlandese di Belfast, nel nord dell’Irlanda, discendente di quei britannici,gallesi e scozzesi, che avevano fatto parte del piano di colonizzazione attuato dall’Inghilterra dopo la conquista militare dell’Irlanda. Sudditi fedeli di Londra, avamposto dell’Impero, fieri calvinisti visceralmente anti-cattolici. Lewis tuttavia aveva abbandonato in gioventù la religione dei padri, era transitato nei territori aspri dell’ateismo e infine era approdato al Cristianesimo, restando a lungo incerto su quale denominazione di esso (incluso il cattolicesimo) abbracciare, optando infine, ma non senza precisazioni e distinguo, per l’anglicanesimo.
Il suo itinerario spirituale fu complesso e tormentato, e quando infine giunse all’ammissione dell’esistenza di Dio, si definì il “convertito più riluttante di tutta l’Inghilterra”. Ben presto tuttavia divenne uno degli scrittori cristiani più apprezzati della sua generazione, un apologeta tanto acuto quanto appassionato, autore di testi famosissimi come Le Lettere di Berlicche.Lewis aveva aderito con convinzione al ferreo razionalismo del suo maestro, e si allontanò da ogni fede religiosa, professandosi ateo e libero pensatore. Questa fase della vita di Lewis ebbe termine durante la Prima Guerra Mondiale, dove il giovane soldato rimase ferito sui campi di battaglia della Francia. Durante la convalescenza gli finì in mano un libro di Gilbert K.Chesterton, il creatore di Padre Brown, un autore che esplodeva nelle pagine dei suoi romanzi e dei suoi saggi una straordinaria vitalità, una passione per il reale, un senso di gratitudine verso la vita, piena di umorismo e di gioia. Una gioia non ottusa – e questo fu subito ben chiaro all’acuta sensibilità di Lewis- ma consapevole e meditata, un sentimento che non prescindeva dall’esistenza del male, del dolore, della contraddizione.Chesterton fu una grossa sorpresa per Lewis, la cui passione per la letteratura e la cui sete di conoscenza si erano rivolte per anni ai classici, ad importanti autori di narrativa e di saggistica. Ora rimaneva invece affascinato da uno scrittore di romanzi fantastici, di gialli che avevano per protagonista un prete cattolico, di saggi in difesa del buon senso e del Cristianesimo, il tutto caratterizzato da una scrittura vivace, appassionata, brillante, capace di prendere sul serio la realtà nella sua integrità, a cominciare dalla realtà interiore dell’uomo e di adoperare fiduciosamente l’intelletto – ovvero il buon senso- nella sua originale sanità, purificato da ogni incrostazione ideologica.

Nella autobiografia “Sorpreso dalla gioia” Lewis raccontò con queste parole il miracolo del cambiamento avvenuto in lui:

“Durante il trimestre della Trinità del 1929 mi arresi, ammisi che Dio era Dio e mi inginocchiai per pregare: fui forse, quella sera, il convertito più disperato e riluttante d’Inghilterra. Allora non mi avvidi di quello che oggi è così chiaro e lampante: l’umiltà con cui Dio è pronto ad accogliere un convertito anche a queste condizioni. Per lo meno, il figliol prodigo era tornato a casa coi suoi stessi piedi. Ma chi potrà mai adorare adeguatamente quell’amore che schiude i cancelli del cielo a un prodigo che recalcitra e si dibatte, e ruota intorno gli occhi risentito in cerca di scampo? Le parole compelle intrare, obbligali ad entrare, sono state così abusate dai malvagi che a sentirle rabbrividiamo ma, opportunamente comprese, scandagliano gli abissi della misericordia Divina. La durezza di Dio è più mite della dolcezza umana, e le Sue costrizioni sono la nostra liberazione.” (Sorpreso dalla gioia, Milano 1997, pag. 166)

Come era maturato questo “ritorno a casa” del figliol prodigo, che chiudeva un pellegrinaggio esistenziale cominciato anni prima con la fine dolorosa dell’innocenza dell’infanzia? Chi aveva insegnato, dopo la lettura di Chesterton, la strada giusta all’incerto Lewis? Si trattava di un nuovo amico, un collega, che Lewis aveva conosciuto nella primavera del 1926, al secondo anno di insegnamento. Un uomo mite, tranquillo, poco significativo agli occhi del vivace Lewis, abituato a personalità più spiccate. Il suo nome era John Ronald Reuel Tolkien: ovvero il futuro autore de Il Signore degli Anelli. Un giovane sensibile certamente, ma privo della utopica ingenuità romantica di molti suoi coetanei più fortunati: uno di quei cattolici che non facevano certo mistero della propria fede.

ignificativamente, nella sua autobiografia Sorpreso dalla gioia Lewis scrisse: “alla mia venuta in questo mondo mi avevano (tacitamente) avvertito di non fidarmi mai di un papista, e (apertamente) al mio arrivo alla facoltà di inglese di non fidarmi mai di un filologo. Tolkien era l’uno e l’altro”. Per Lewis questa amicizia rappresentò anche la via del ritorno a quel cristianesimo che aveva abbandonato negli anni giovanili per avventurarsi in una inquieta ricerca intellettuale ed esistenziale. Lewis, così come Tolkien, attinse dai miti antichi e dai grandi classici della narrativa fantastica per esaltare i temi della trascendenza, partendo dalla nostalgia del Paradiso perduto per esortare l’uomo moderno ad una nuova coraggiosa ricerca del buono, del bello, del vero.
Un autore che ebbe modo di cimentarsi con la storia, con la narrativa d’anticipazione, con l’apologia del Cristianesimo tanto da suscitare l’ammirazione di teologi come Hans Urs Von Balthasar e Joseph Ratzinger, nonché la stima dichiarata di papa Giovanni Paolo II, benché fosse di fede protestante, è riuscito con le sue storie di Narnia a parlare al cuore di milioni di uomini.
Vale dunque la pena avventurarsi alla scoperta dei temi, dei significati, dei valori contenuti nella sua saga, e questo libro vuole essere una piccola guida per tutti gli esploratori del mondo di Narnia.

C.S. Lewis: Non solo fantasy

Strano destino quello degli Inklings, il gruppo di amici che nella Oxford tra le due guerre era solito incontrarsi al pub The Eagle and Child per discutere di letteratura e molto di più: il successo di J.R.R.Tolkien, forse il più schivo della compagnia, ha finito per travolgere gli altri componenti e relegarli in secondo piano se non nell’oblio.
Eppure le personalità che costituivano la confraternita erano numerose e fragorose: Charles Williams, ad esempio, oppure Hugo Dyson, o ancora Owen Barfield, i cui nomi ormai sono ricordati solo da pochi appassionati di letteratura britannica.
Sicuramente il più vistoso degli Inklings – il nome deriva dall’esclamazione “Hwaet! We inklinga” espressione coniata da Tolkien parodiando i versi di apertura del Beowulf, opera mitologica anglosassone, che più o meno può essere liberamente tradotta con “Ordunque! Noi inchiostriamo”- fu lo studioso Clive Staples Lewis detto Jack.
Nato nel 1898 a Belfast, professore al Magdalen College di Oxford dal 1925, C.S.Lewis era già una mente brillante quando incontrò Tolkien, e fu davvero un incontro che cambiò la vita ad entrambi.
Con l’autore del Signore degli Anelli, Jack divideva una sfrenata passione per la letteratura e per l’epica: fu trascinato da Tolkien nel tentativo di costruire una nuova mitologia anglosassone, che rilanciasse la visione e la forza morale dell’epica norrenica e nordica.
Concordato che il mito implicasse la necessità di viaggiare -la metafora del viaggio come ricerca del senso della vita è diffusissima in tutte le letterature, basti pensare all’Odissea e alla Divina Commedia– i due amici di divisero il compito: la navigazione di Tolkien avrebbe avuto corso nel tempo – Il Signore degli Anelli è ambientato nella Terza Era della Terra – mentre quella di C.S.Lewis nello spazio. E così dalla penna di Jack scaturiscono a cascata romanzi e racconti per ragazzi in quantità tale da impressionare e deludere l’amico Tolkien, cultore invece del dettaglio e della precisione e praticamente scrittore di un solo libro, arricchito da una serie di “prequel”.
Tuttavia vorrei soffermare la nostra attenzione non solo sul Lewis autore di romanzi di fantascienza (Lontano dal Pianeta Silenzioso, Perelandra, Quell’orribile forza) o di narrativa per bambini (Le cronache di Narnia), quanto sul Lewis polemista apologetico.
Ateo convito ed arrabbiato, Jack fu riportato alla religione da Tolkien in una memorabile notte di vento: era sabato 19 settembre 1931 e Tolkien era stato invitato a cena insieme a Hugo Dyson da Lewis: dopo cena i tre passeggiarono nei prati del Magdalen e la discussione rapidamente raggiunse la dimensione religiosa, non però passando dalla porta principale, quella della fede, quanto piuttosto attraverso la loro passione comune: la mitologia. Alle 3 del mattino, quando i tre amici si lasciarono, Lewis aveva iniziato a credere. E da uomo d’azione, irruente e inarrestabile, non solo non smise più, ma iniziò ad applicare la sua energia e la sua forza letteraria all’apologetica.
La conversione messa in moto da Tolkien non condusse l’amico alla Chiesa Cattolica, alla quale apparteneva appunto J.R.R., ma lo riportò nella Chiesa Protestante dell’Ulster, trasformandolo in uno dei più potenti ed efficaci apologeti che il cristianesimo abbia mai avuto.
E’ qui, a mio parere, che C.S.Lewis dà il suo meglio: la veemenza delle sue argomentazioni si sposa con la purezza del suo stile e produce opere che andrebbero lette e meditate soprattutto oggi; infatti la nostra epoca è molto simile a quella descritta in “Il cristianesimo così com’è“: viviamo in un “territorio occupato dal nemico: ecco che cos’è questo mondoIl cristianesimo è la storia di come il re legittimo è sbarcato – sbarcato, potremmo dire in incognito – e ci chiama tutti a partecipare a una grande campagna di sabotaggio. Quando andiamo in Chiesa, andiamo in realtà ad ascoltare la radio clandestina dei nostri amici“.
Lewis non ama chi fa sconti e la stessa energia con la quale discuteva con i suoi amici Inklings, la trasferisce nelle sue opere a sostegno dell’annuncio.
Il suo cristianesimo non ammette sconti: “Cristo non ha mai fatto discorsi vaghi, idealistici. Quando dice« siate perfetti» dice sul serio”; chiarisce subito che la via cristiana è facile e al contempo difficile perché è sì naturale, cioè appartenente alla natura dell’uomo, ma dopo la Caduta l’uomo viene ostacolato dalla ferita del peccato originale nella sua corsa alla santità.
Nelle opere di Lewis, molto più che in quelle del suo amico Tolkien, è evidente, esplicito e palese il messaggio cristiano. L’apice della sua scrittura Lewis lo raggiunge, a mio parere, nel “Diario di un dolore” nel quale racconta la tragica vicenda del suo matrimonio. Nel 1952 Lewis conobbe Joy Gresham, una americana abbandonata dal marito e divorziata, della quale si innamorò in modo “insano” secondo ciò che affermano i suoi amici. In realtà Lewis non aveva mai conosciuto l’amore prima di allora ed era anzi abbastanza critico con gli Inklings sposati. Joy morì però nel 1960 a causa di un cancro alle ossa diagnosticato poco dopo aver conosciuto Lewis, che l’aveva sposata prima civilmente nel 1956 per conferirle la cittadinanza britannica, dato che le veniva negato il rinnovo del permesso di soggiorno, e poi religiosamente nel 1957 durante una grave crisi che l’aveva costretta in ospedale. La triste vicenda è narrata nelle pagine del libro citato, che non è altro che una lunga sfida con Dio a proposito del dolore innocente. Una vera e propria lotta con l’angelo dalla quale Lewis esce rafforzato nella sua fede.
Un altro capolavoro uscito dalla penna di C.S.Lewis è senza dubbio “Le lettere di Berlicche“: si tratta dell’analisi della tentazione vista dalla parte del demonio. Berlicche è un diavolo senior che istruisce il nipote Malacoda perché questi riesca a perdere l’anima che gli è stata affidata, attività che non gli riesce dato che il suo giovane, che viene ucciso durante i bombardamenti tedeschi, fila diritto in Paradiso. Il testo analizza, con una saggezza rara, i meccanismi con i quali l’uomo viene tentato e, mentre li smaschera, suggerisce le difese che ognuno di noi può mettere in pratica per combatterli.

Alcuni siti raccomandati per approfondire la conoscenza di C.S. Lewis
http://cslewis.drzeus.net/
http://www.cslewis.org/

C.S. Lewis Institute

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