Saper parlare a tutti: ai credenti, ma anche ai “cercatori di Dio” lontani dalla cultura religiosa. Proponendo opere di qualità sia sui temi attuali sia su quelli di fondo della società e della Chiesa. Oltre la crisi del settore librario, la sfida degli editori cattolici è ancora tutta da giocare.
Ottobre 2021: il Centro Editoriale Dehoniano di Bologna avvia la procedura fallimentare mettendo fine, dopo quasi sessant’anni di attività, alle pubblicazioni dello storico marchio Edb (Edizioni Dehoniane Bologna) con un patrimonio di circa ottomila titoli in catalogo. Il fallimento ha riguardato anche la storica sigla dell’editoria religiosa, Marietti1820, che era stata acquisita da Edb nel 2017.
Sembrava una storia già scritta, come quella di tanti piccoli editori laici e cattolici messi in ginocchio dal calo dei lettori e dalla concorrenza dei grandi store digitali. Ma l’esito, per fortuna, è stato diverso.
Già a ottobre 2022 si sono svolti i primi incontri che hanno coinvolto un gruppo di imprenditori laici, sostenuti dall’arcivescovo di Bologna, il cardinale Matteo Zuppi. Un percorso che ha dato vita alla società editoriale “Il Portico”, presieduta dal professor Alberto Melloni, che nei primi mesi del 2023 ha acquisito Edb e Marietti1820. «L’obiettivo era evitare la dispersione di un enorme patrimonio culturale, pensiamo solo all’importanza della Bibbia di Gerusalemme – spiega Gianluca Montaldi, direttore editoriale di Edb -. Tornare sul mercato non è stato facile: lo abbiamo fatto con un solido piano economico, e soprattutto rinsaldando il rapporto con gli autori. I due anni di fallimento hanno pesato, ma penso che siamo sulla buona strada».
Un segnale incoraggiante in questo senso è l’alleanza stretta con l’Editrice missionaria italiana (Emi) attraverso un progetto editoriale che è stato presentato anche a papa Francesco.
«Cibo del pensiero, cibo dell’anima»
Il nuovo corso de “Il Portico” è passato anche attraverso l’ottimizzazione delle collane «per dare nuovo respiro alle opere e razionalizzare il catalogo» e un restyling grafico generale che ha interessato sia i volumi sia i loghi di entrambi i marchi. «Cibo del pensiero, cibo dell’anima sono le parole che meglio ci descrivono», aveva commentato Alberto Melloni annunciando l’avvio di questa nuova impresa editoriale il cui obiettivo è quello di posizionarsi come «interlocutori principali dell’editoria religiosa colta».
Il recupero dell’eredità e il rilancio di Edb e Marietti1820 rappresenta senza dubbio una notizia positiva. Così come lo è stata la folta partecipazione di editori religiosi all’edizione 2024 del Salone del libro di Torino. Inoltre, a chi frequenta abitualmente le librerie non sarà sfuggito il fatto che libri su fede e spiritualità, sulla Bibbia o sulla figura di Cristo scritti da credenti (ad esempio Enzo Bianchi o il cardinale Gianfranco Ravasi) o da autori laici (come L’inchiesta su Gesù e Paolo. L’uomo che inventò il cristianesimo di Corrado Augias) sono spesso ben in vista sugli scaffali.
Nel 2023, secondo i dati forniti dall’ultima edizione del rapporto dell’Osservatorio dell’editoria cattolica in Italia, il segmento dei libri religiosi ha venduto quasi due milioni di copie, per un fatturato di circa 20,3 milioni di euro (in crescita dell’1,3% rispetto all’anno precedente).
«Nel 2023 abbiamo osservato un leggero miglioramento dell’editoria religiosa, che ha registrato un rimbalzo rispetto all’anno precedente legato a una migliore qualità della produzione editoriale e ad alcuni eventi contingenti, come la scomparsa di Benedetto XVI a fine dicembre 2022 che ha portato a un aumento delle vendite delle sue opere nell’anno successivo. Questo però non ci deve far dimenticare che in precedenza questo segmento aveva registrato flessioni importanti, anche del 6% all’anno negli ultimi 10 anni», spiega Fabrizio Cattaneo, direttore commerciale della Diffusione San Paolo e vicepresidente librai dell’Unione editori e librai cattolici italiani (Uelci).
Tra stallo del mercato e passaggio a una fase nuova
Questo timido segnale positivo però si scontra con le difficoltà economiche e l’aumento dei prezzi delle materie prime innescato anche dall’invasione russa dell’Ucraina. I prezzi della carta, in particolare, nel corso degli ultimi due anni, sono aumentati vertiginosamente, pesando in maniera significativa sui bilanci delle case editrici, che di conseguenza si ritrovano a dover fare una scelta più ponderata sui titoli da editare o ristampare.
Nel 2024, inoltre, si farà sentire il peso di altri due provvedimenti: all’inizio dell’anno sono stati abrogati il bonus cultura destinato ai diciottenni (18App) e il “Fondo Franceschini” per le biblioteche: «Questi mancati finanziamenti stanno generando un impatto negativo sui ricavi delle librerie e, sicuramente, assisteremo a un calo delle vendite alla fine di quest’anno rispetto all’anno passato», precisa Cattaneo.
Tracciare un bilancio sullo stato di salute dell’editoria cattolica nel suo complesso, però, è tutt’altro che semplice. «Siamo in un momento di stallo dal punto di vista del mercato, e questo vale in particolare per l’ambito cattolico – spiega Giuliano Vigini, saggista e storico dell’editoria -. Ma al tempo stesso siamo in una fase di passaggio verso un nuovo tipo di editoria cattolica più rispondente all’attualità e ai temi di fondo della società e della Chiesa di oggi».
Chi oggi pubblica libri deve fare i conti con una serie di cambiamenti profondi: la diminuzione del numero dei lettori e la concorrenza di altre forme di intrattenimento (dalle serie tv ai social network) che ne catturano l’attenzione. Per i piccoli editori, poi, c’è la concorrenza dei grandi gruppi editoriali e degli store online che garantiscono prezzi più bassi e consegne a domicilio in poche ore. A tutto questo, per l’editoria religiosa, si aggiunge l’esigenza di uscire dalla propria nicchia, per coinvolgere un pubblico più ampio con l’obiettivo di aumentare le vendite, ma non solo.
«Non è affatto semplice farlo. E allo stesso tempo questa nicchia si presenta frammentata al suo interno – spiega don Simone Bruno, direttore editoriale delle Edizioni San Paolo -. Il nostro obiettivo è intercettare anche chi non si riconosce immediatamente nel linguaggio ecclesiale e nella fede cattolica e anche chi, nella stessa Chiesa, tollera poco le posizioni rigide e tradizionaliste». Due interessanti tentativi in tal senso sono stati, ad esempio, i saggi del medico Silvio Garattini e dello psichiatra Marco Trabucchi – editi da San Paolo – che si sono misurati con i temi della salute e della malattia e «che hanno riscosso un forte consenso soprattutto nel mondo laico. Con fatica, ogni tanto, riusciamo a uscire dalla nicchia. È una sfida a cui non rinunciamo».
La concorrenza dei grandi gruppi e gli autori che se ne vanno
Quello sullo stato di salute dell’editoria religiosa è un dibattito che va avanti da più di un anno sulle pagine di quotidiani come Avvenire e di riviste specializzate. Una delle criticità che viene più spesso evidenziata da chi lavora nel settore è la concorrenza dei grandi gruppi che “contendono” alle realtà editoriali più piccole gli autori più promettenti e interessanti. Editori come Mondadori, Piemme, Einaudi, che risultano più attraenti sia per l’offerta economica sia perché offrono una migliore prospettiva di distribuzione con la possibilità di rivolgersi a un pubblico più ampio. «Veniamo visti come una sorta di vivaio, e questo fa male – commenta don Simone Bruno -. Ma se gli editori laici guardano alla nostra nicchia con attenzione è perché sanno che i nostri temi, penso alla spiritualità, riscuotono interesse tra i lettori».
Che gli editori laici cerchino di “strappare” a quelli cattolici gli autori migliori è «un fenomeno inarrestabile e per certi versi comprensibile: si muovono in una logica di mercato – commenta Roberto Righetto, coordinatore della rivista Vita e Pensiero dell’Università Cattolica e collaboratore delle pagine culturali di Avvenire -. E per questo non si possono dare tutte le colpe all’editoria cattolica. Ed è altrettanto comprensibile che un autore voglia raggiungere un pubblico il più ampio possibile». Quello che invece preoccupa Righetto è la grande presenza sugli scaffali delle librerie religiose di «paccottiglia spirituale. Opuscoli che trattano di argomenti di bassa spiritualità o letteratura basata sui buoni sentimenti. O ancora si cerca di presidiare temi come il benessere o la crescita personale, senza essere in grado di intercettare i bisogni profondi delle persone».
Superare il “devozionalismo”
La produzione teologica e spirituale rappresenta uno dei pilastri dell’editoria cattolica. Ed è proprio attorno a questo tema che si concentrano le riflessioni, anche preoccupate, di molti addetti ai lavori. «Uno degli aspetti più problematici è la mancanza, in Italia, di un bacino di grandi autori: non c’è più una forte teologia – commenta Natale Benazzi, saggista e responsabile del settore spiritualità per San Paolo -. Vent’anni fa i libri di Carlo Maria Martini possedevano un impatto sul mercato perché avevano un grandissimo spessore di lettura biblica unita a una forte penetrazione nel mondo culturale laico. La teologia e la spiritualità italiana hanno splendidi divulgatori, ma mancano figure con quella profondità di pensiero, e quelli rimasti sono in età avanzata: come Pierangelo Sequeri, Gianfranco Ravasi, Severino Dianich. Inoltre, il mercato chiede continuamente nuove opere e questo non è un bene, perché riduce i tempi per lo studio e l’approfondimento da parte degli autori stessi».
Costruire solidi legami con gli autori, valorizzarli e stimolare la produzione di opere di qualità sembra dunque essere il punto di partenza per un rilancio dell’editoria cattolica nel suo complesso. Un passo necessario anche per rispondere alle sfide di una società italiana ed europea oramai scristianizzata. «Con il motu proprio “Ad theologiam promovendam”, papa Francesco ha esortato a un cambio di paradigma nella riflessione teologica, invitando a una maggiore interazione con il mondo – aggiunge padre Giovanni Battista Magoni, direttore editoriale di Àncora -. In questo contesto l’editoria cattolica deve parlare sia ai “vicini”, superando i paludamenti del devozionalismo, sia ai “lontani”, quelli che Pierangelo Sequeri definisce “cercatori di Dio”. La cultura cattolica deve guardare alla storia e all’umano, stando però accanto agli uomini in cammino con un linguaggio accessibile».
QUALITÀ MA ANCHE VARIETÀ DI TEMI
Oltre alla teologia in senso stretto, l’editoria cattolica dedica ampio spazio ad autori e autrici che affrontano i grandi temi del presente: dalle guerre ai diritti, dalle migrazioni, alla famiglia. «Viviamo in un’epoca complessa, segnata da crisi politiche e sociali di livello globale, dai conflitti e dalla crisi climatica. Anche la Chiesa si sta ripensando profondamente. Di fronte a temi che non sono facilmente risolvibili è necessario un pensiero complesso», aggiunge Velania La Mendola di Vita e Pensiero, storica casa editrice legata all’Università Cattolica del Sacro Cuore, che sottolinea l’importanza di lavorare su più livelli e con una pluralità di titoli e temi: da un lato con produzioni di valore accademico e universitario e dall’altra con pubblicazioni di varia che toccano i temi della contemporaneità con un linguaggio accessibile.
Ed è proprio in questo bilanciamento tra qualità della produzione, profondità del pensiero e fruibilità da parte dei lettori che sta la qualità del lavoro degli editori. «Il nostro difficilissimo compito, e la sfida, è quello di produrre pensiero, suscitare dibattito, diffondere cultura a tutti i livelli, realizzando libri di qualità, in cui sia i temi di attualità sia i temi prettamente religiosi, spirituali o ecclesiali sappiano stare in equilibrio tra la fedeltà all’insegnamento di Cristo e della Chiesa e la capacità di parlare a tutti – aggiunge Maria Teresa Antognazza, responsabile editoriale dell’area libri di Itl, casa editrice della Diocesi di Milano -. Per questo è fondamentale la cura del processo editoriale: è indispensabile conoscere le competenze dell’autore e lavorare con lui per sciogliere eventuali passaggi poco comprensibili».
Allenare il muscolo della lettura
Un’analisi sull’editoria cattolica non può prescindere da una riflessione sui lettori e sui dati (disarmanti) sulla lettura in Italia elaborati da Istat: nel 2023 solo il 40% della popolazione con più di sei anni ha letto almeno un libro nel corso dell’anno. Detto in altro modo: sei italiani su dieci non ne leggono nemmeno uno. Mentre i cosiddetti “lettori forti” (12 o più volumi in un anno) sono appena il 15,4%.
Coltivare i lettori, sottolinea Giuliano Vigini, è un’ulteriore sfida non solo per l’editoria cattolica, ma per la Chiesa nel suo complesso: «Dovrebbe intervenire di più, sia a livello centrale sia diocesano, per far comprendere il valore della lettura come aiuto prezioso per la vita spirituale e culturale – spiega -. È interessante il fatto che lo scorso luglio il Papa abbia inviato ai sacerdoti una lettera sull’importanza della lettura nella formazione dei sacerdoti e nei seminari. Oggi anche i sacerdoti leggono un po’ meno e sarebbe preziosa una loro partecipazione in questo senso anche per coinvolgere i fedeli».
Una sfida che è ancora più ardua se si guarda ai più giovani: se nella fascia d’età fino ai 14 anni si osserva da anni un aumento del numero dei lettori, è purtroppo altrettanto vero che con l’adolescenza il trend si interrompe e il loro rapporto con il libro di carta non è più così scontato. Agganciare questa fascia d’età è un compito arduo ma urgente, che richiede un’attenzione particolare non solo ai temi da trattare ma anche alle modalità con cui raggiungere questo tipo di pubblico.
«Stiamo provando a farlo con romanzi per ragazzi e con una collana di volumi che trattano i temi della spiritualità attraverso la letteratura, il cinema e la musica – racconta padre Giovanni Battista Magoni -. Ma siamo consapevoli del fatto che scrivere per questa fascia è molto difficile: occorre individuare autori giovani che scrivano per i giovani, il linguaggio di noi adulti non è sempre adatto».
Quello della lettura, ricorda Velania La Mendola, è un muscolo che deve essere allenato per recuperare la cosiddetta “lettura profonda”, come spiega la neuroscienziata Maryanne Wolf, che vede nel libro di carta lo strumento privilegiato e che permette di sviluppare una serie di capacità cognitive, tra cui l’empatia. «In Italia ci sono molte iniziative per avvicinare alla lettura i più piccoli, ma nulla per i giovani adulti – aggiunge -. Qualche anno fa abbiamo svolto interviste tra i nostri studenti della Cattolica: lamentavano la perdita del piacere della lettura, se non per lo studio, e questo è grave perché, quando saranno giovani professionisti, potrebbero non recuperarlo più».
Ispirata da un invito di Alessandro D’Avenia, Vita e Pensiero ha creato una scuola di lettura: una serie di incontri in cui i giovani lettori, studenti universitari di varie facoltà e atenei, discutono di un libro con uno scrittore. «Favorire il piacere e l’incontro con la lettura profonda e attenta è fondamentale per avere nuovi lettori curiosi e con vari interessi – conclude La Mendola -. Questo non dovrebbe riguardare solo l’editoria cattolica, ma sappiamo che i giovani sono in ricerca, si pongono domande su Dio e sulla spiritualità. Hanno dubbi a cui cercano di dare risposte e tutto questo può essere occasione di dialogo e di incontro».
Superare la distinzione tra credenti e non credenti
Se da un lato c’è la consapevolezza delle difficoltà del settore dell’editoria religiosa, dall’altro c’è anche quella dei possibili correttivi da adottare per invertire la tendenza. Non solo per un mero dato economico (che pure ha un peso), ma soprattutto per riportare la voce dei cattolici nel dibattito culturale italiano e non solo.
«Uno degli elementi a mio avviso più importanti è una progettazione editoriale bottom-up che parta dal basso. Che entri sempre più in contatto con quello che è il respiro dell’umano – conclude don Simone Bruno -. Questo significa anche superare la distinzione tra credenti e non credenti: tutti hanno un anelito spirituale e tutti sono figli di Dio».
Questo deve andare di pari passo con un lavoro di ricerca e promozione di autori che siano in grado di intercettare i temi e le questioni che interrogano i lettori (con un’attenzione particolare ai più giovani) e siano in grado di esplorarli con un linguaggio accessibile.
«Un ulteriore correttivo, a mio avviso, necessario è creare una rete di alleanze tra le offerte editoriali e il territorio – aggiunge don Bruno -. Entrare in contatto con librerie, parrocchie, diocesi e centri culturali per creare legami duraturi e profondi è fondamentale non solo per promuovere i nostri libri, ma per diffondere il nostro messaggio».
L’esigenza di sinergie tra i diversi attori del mondo religioso e culturale è un tema che sta a cuore anche a padre Giovanni Battista Magoni, che insiste sulla necessità di «una teologia colta, ma anche capace di accogliere la fenomenologia dell’umano», oltre che sulla necessità di far passare il messaggio che «i talenti della Chiesa, a partire da quelli spirituali e di conoscenza, sono un dono per tutti gli uomini. Siamo certo nel periodo del post-religioso, ma è nostro compito rinnovare il linguaggio comunicativo e gli spazi di incursione culturale. Questa sfida mi dà la forza di continuare a produrre e stampare libri».
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