Quanto peregrinare tra scaffali, ora troppo ricchi ora privi di spunti, per un lettore nel mese di dicembre. Sembra quasi impossibile trovare qualcosa, tra tanta abbondanza, che soddisfi le nostre esigenze, le quali oscillano tra libri «importanti», per la meditazione, la cura spirituale, per ritrovare un rapporto più in armonia con il mondo, e l’esigenza opposta, quella guidata dal desiderio di allontanarsi dal lavoro, da una vita che mette in difficoltà per ritmi e miti e tutto ciò che ci sta sfuggendo di mano.
Dicembre è un bellissimo mese non solo per chi vive la fede, ma anche per chi osserva da lontano, incuriosito, la preparazione del Natale fatta con letture, «con lievi mani» sullo spirito. È questo il momento giusto per recarsi in una libreria religiosa, chiedere un consiglio, spiegare le proprie esigenze e aspettattive certi di venire ascoltati e infine soddisfatti.
Le librerie, insieme alle biblioteche, sono tra i pochi segni di civiltà che il nostro tempo è riuscito a conservare, anche se ce l’abbiamo messa tutta per trasformarle in luoghi impersonali. La libreria religiosa sa essere accogliente anche quando gli spazi sono ampi – penso a «La Procure» di Parigi, ad esempio – o angusti (e qui gli esempi sarebbero tanti). Come mai questo? Perché un libro «religioso» non è mai una scelta banale o affrettata, non si sente la spinta della moda o della televisione. E ora, lettore, come la mettiamo?
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