Dunque, professor Eco, Lei è uno scrittore e semiologo di fama internazionale…
Che titolo farà all’articolo?
Veramente non lo so, prima vorrei fare l’articolo. Poi decideranno…
Le mi insegna che è il titolo a decidere dell’interpretazione dell’articolo.
Veramente il titolo lo deciderà il mio caporedattore, e comunque – scusi – semmai è Lei che mi insegna: è professore emeritus…
No, in pensione. Dal mese scorso: ho 76 anni, lo sapeva?
Sì, ma posso sempre chiamarla professore vero?
“Chiami, chiami, qualcuno risponderà” diceva Flaiano.
Ero convinto l’avesse detto Campanile…
Un grande sottovalutato: definirlo semplicemente un umorista è riduttivo.
Ma chi, Flaiano o Campanile?
È lo stesso! Ma che differenza fa? Scusi, secondo Lei il vero autore di un testo è lo scrittore empirico o il lettore esplicito? Il libro, se lo ricordi, è di chi lo legge, non di chi lo scrive.
Sì, certo: il famoso lettore modello…
Sì, è vero, dicono che io sia un modello.
No, veramente intendevo…
Sì, lo so cosa intende: Dan Brown… Lei vuole dire che in fondo, partendo da lontano, dal medioevo del Nome della rosa al templarismo del Pendolo di Foucault, i miei romanzi sono stati in qualche modo il modello del Codice da Vinci, il quale in qualche modo a sua volta è la versione pop dei miei romanzi. Sì, in qualche modo Lei ha ragione…
No, in qualche modo Lei sta fraintendendo.
La critica letteraria – Le ricordo – è sempre fraintendimento.
Ma io non sono un critico, semplicemente un giornalista.
Ah, i giornali… Non hanno futuro: tra dieci anni saranno soppiantati da Internet.
Ma è da dieci anni che lo scrive sui giornali!
Non mi interrompa. E si ricordi: il giornalismo non lo si insegna.
Se è per questo, visto il modo in cui risponde ai giornalisti, neppure l’educazione…
Ho letto anche quello: L’educazione sentimentale. Flaubert.
È una citazione, vero?
Tutto è citazione. La nostra è un’epoca di contaminazione, di cocktail sociali e culturali, di osmosi razziale e politica, è l’età del post post-moderno, l’era del copia-incolla, il secolo del taglia-e-cuci. Domina il saccheggio letterario, il plagio filosofico, le false avanguardie… Tutto già detto, tutto già scritto.
Ma da chi?
Ma da me, ovviamente. Anzi, sa cosa Le dico: “Madame Bovary c’est moi!”.
Questa frase l’ho già letta.
Sicuramente in un mio libro.
Forse l’ho sentita in televisione.
Ah, la televisione… gli intellettuali disprezzano la televisione solo fino a quando non la possono utilizzare.
Ma Lei non la utilizza per nulla…
Infatti non mi definisco un intellettuale.
E come si definisce Umberto Eco. Scelga: a) “Un uomo di una cultura enciclopedica”; b) “L’intellettuale italiano più conosciuto nel mondo”; c) “Il semiologo ha sempre il sopravvento sul romanziere”; d) “Il nome della rosa era un brutto film”.
A me veramente è piaciuto. E Sean Connery, detto tra noi, un po’ mi somiglia anche… Quel film, poi, lo hanno visto tutti.
La gente non legge più, va sempre meno al cinema, a teatro non c’è mai andata, e sta tutte le sere davanti alla tv a vedere pessimi film. Lei la sera cosa fa?
Sto con i miei libri.
Ne legge tanti?
No, li conto.
Quanti ne ha?
Talmente tanti che ho dovuto cambiare casa. Ma non perché non ci stavano più. Pesavano troppo: stavano cedendo le solette dell’appartamento. Era come avere dieci elefanti in salotto. Morti.
Lei crede che il romanzo sia morto?
Il romanzo quale prodotto tipico della civiltà borghese è morto. Ma non bisogna confondere il romanzo con la narratività. Il bisogno di narrare è connaturale all’uomo. Pensiamo alle mamme che raccontano le fiabe ai bambini…
Sua mamma le raccontava fiabe?
No, ero io a scrivergliele.
E i romanzi?
Dopo Woobinda di Aldo Nove non ne ho più letti. Solo scritti.
E i premi letterari?
Hanno una funzione pubblicitaria. E comunque li ho solo vinti.
E la televisione?
È la prima causa del principale pericolo di questi anni.
Ossia?
Il populismo mediatico.
??? Cosa ???
Il populismo mediatico, si svegli! Consiste nel rivolgersi direttamente al popolo attraverso i media: un politico che ha in mano i media, e le televisioni in particolare, può orientare il corso della politica al di fuori del Parlamento, persino eliminare la mediazione dei partiti, persino minare le basi stesse del sistema democratico, persino instaurare un regime dittatoriale, addirittura il controllo delle coscienze, la commercializzazione dei sentimenti, la censura, gli editti!
Mi sfugge la persona a cui sta pensando…
È un complotto. Se ne rende conto oppure no? Noi italiano siamo vittime di un gigantesco complotto. Lei crede ai complotti, vero?
Veramente… no.
Ah, già. Lei è uno di quelli davvero convinti che i governi, la stampa e le televisioni dicano sempre la verità… La verità invece non la conosce nessuno: il mondo è nelle mani di potenze oscure!
Apocalittico!
Integrato, piuttosto. Faccio parte degli Illuminati di Baviera, si figuri… E si ricordi: nulla è così semplice come sembra.
Sono senza parole.
Non mi stupisco: Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus… Noi possediamo soltanto nudi nomi.
Questa l’ho letta anch’io! È una citazione. Sua, peraltro.
Mi piace parlare di me.
Lupus in fabula.
Lector in fabula, prego. E noti il raffinato gioco di parole. L’alternare l’alto al basso. Il colto all’inclito…
D’altronde, i suoi sono sempre libri che contaminano l’alta erudizione con il divertissement, il dotto col già detto, Heidegger con Heidi, Buzzati con Buzzanca, Eunapio di Sardi con Lando il camionista, Proust con Prost, Adorno con Adornato..
No, mi scusi, ma preferisco non parlare di politica.
E di Letteratura?
Neppure. È come la politica: una grande finzione che tenta disperatamente di trovare il senso della Storia. Materia, peraltro, che conosco bene.
La Storia?
La finzione.
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