Rebecca libri

ECRA, libri fra etica, cooperazione ed economia

di Rebeccalibri

Nata nel 1969, Ecra – Edizioni del Credito Cooperativo svolge attività editoriale a supporto del Credito Cooperativo, diffondendone la cultura, in particolare nei confronti di tutte le categorie sociali e professionali che operano all’interno del movimento.

Attraverso i periodici (il mensile Credito Cooperativo e il quadrimestrale Cooperazione di Credito) Ecra fornisce informazioni che alimentano la partecipazione attiva del movimento, favorendo il dibattito interno e la crescita del consenso per progetti e strategie comuni.

Con i volumi delle sue collane mette a disposizione strumenti a carattere tecnico-operativo, scientifico e storico-culturale.

 

Risponde alle nostre domande il direttore di Ecra Andrea Giuffrè.

L’aspetto più importante – e quasi obbligato – quando si incontra un editore, è collocarne il catalogo: linea editoriale, pubblico di riferimento, esperienze passate e ipotesi per l’immediato futuro. Come presenterebbe, per linee essenziali, la Vostra mission e la Vostra esperienza editoriale ai lettori di «Pensare i/n Libri»?

Fin dalla sua fondazione, quasi mezzo secolo fa, Ecra segue una linea editoriale molto chiara e precisa: far conoscere l’economia cooperativa attraverso alcune delle sue più rilevanti esperienze. In particolare ci occupiamo di cooperazione applicata al “settore credito”, che in Italia vanta una storia lunga 130 anni e ascendenti come papa Leone XIII, autore dell’enciclica “Rerum Novarum”, e il beato Giuseppe Toniolo, solo per citare due illustri esempi. Crediamo che sia essenziale far sapere soprattutto ai giovani che, nell’alveo dell’economia di mercato, esistono altri modi di concepire i rapporti economici. Che non si basano sulla massimizzazione del profitto ma sul reimpiego dell’utile a fini sociali, non puntano ad un accumulo individuale di ricchezza esasperato ma a promuovere rapporti di reciprocità tra le persone, che devono sempre essere il centro dell’economia. Che non tendono a escludere ma a includere.

Quali sono le vostre collane “storiche” e quali quelle in preparazione?

Negli ultimi anni il numero delle collane è cresciuto: oggi ne abbiamo 15, con le quali riusciamo a coprire tutti gli ambiti della nostra attività. Una buona parte dei nostri titoli sono all’interno di collane più tecniche, quali “Strumenti” e “Strumenti Pocket”, nate per illustrare in modo chiaro le numerose novità normative in ambito bancario, una per tutte il famoso “Bail-in” recentemente introdotto a livello europeo. Ci sono collane di documentazione storica, di testimonianza e di raccolta dei “Classici” della cooperazione di credito: un ampio bacino di titoli utili per approfondimenti e nuovi studi sulla cooperazione. Non mancano i temi di attualità (“Scoop”, “Quaderni della Fondazione Tertio Millennio”, “Ecra Pocket”) e letterari e artistici (“Ecra Letteratura” e la ultratrentennale collana fotografica “Italia della nostra gente”).

Qual è il rapporto tra la produzione editoriale strettamente legata al Credito Cooperativo e quella – destinata al più ampio pubblico – che si occupa di mutazioni sociali, economiche e culturali?

In effetti potrebbe sembrare che vi sia una sorta di cesura tra i nostri titoli “per addetti ai lavori” e gli altri a più spiccato carattere divulgativo. In realtà non sono altro che due facce della medesima medaglia. La moderna cooperazione si caratterizza fin dalla sua origine per la capacità di adattarsi alle esigenze sociali di volta in volta più rilevanti (un secolo fa erano soprattutto lotta all’emigrazione e all’usura). Allora era più facile agire in modo “spontaneo”, oggi invece ogni ambito della nostra vita è regolato nel dettaglio, basti pensare al profluvio di normative in ambito bancario. I due binari, benché concettualmente distinti, marciano quindi di pari passo.

Oltre al livello scientifico è evidente come ci sia da parte Vostra un’attenzione anche alla divulgazione. In che modo è possibile, secondo Lei, coniugarla con la serietà scientifica? Quali errori non bisognerebbe commettere?

Divulgare non può essere semplificare a tal punto da travisare: questo errore va evitato a ogni costo. D’altronde – soprattutto in determinati settori economici – c’è la necessità di far comprendere a un pubblico il più ampio possibile i reali termini della questione: il discorso economico non deve essere solo un dialogo tra esperti. Ecra ha tra i suoi autori alcuni degli accademici più preparati in cooperazione ed economia civile, che hanno anche il dono della chiarezza.

All’interno del vostro catalogo sono presenti molte pubblicazioni di argomento religioso. Con quali criteri avviene la scelta di questi titoli da pubblicare? Seguite un filone tematico particolare oppure valutate di volta in volta le opportunità offerte da un titolo?

Anche per le pubblicazioni di argomento più direttamente religioso presenti nel nostro catalogo la bussola è sempre la nostra missione: parlare di cooperazione, con particolare attenzione per la cooperazione che – come detto – ha i suoi fondamenti nella Dottrina sociale della Chiesa. Proprio pochi mesi fa abbiamo dato alle stampe un libro fotografico del quale siamo particolarmente fieri: “Papi e Giubilei, da Leone XIII a Francesco in oltre un secolo di cooperazione”, con un testo introduttivo del Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin. Lo spunto è stata l’attualità, il Giubileo della Misericordia indetto da Papa Bergoglio. Partendo da questa idea, con incredibili immagini, alcune scattate oltre cento anni fa, abbiamo provato a ricostruire una parte fondamentale della nostra storia: quella che attiene ai messaggi, alle encicliche – come la “Caritas in Veritate” di Benedetto XVI, che cita esplicitamente la cooperazione di credito tra gli esempi di “amore intelligente” – e altri scritti dei dieci Pontefici succeduti a Leone XIII, il Papa che vide la nascita della prima Cassa Rurale italiana. Ecco, questo forse è il miglior esempio concreto di come si lavora in Ecra, di come si selezionano le pubblicazioni da realizzare.

Un editore vende un prodotto: esiste una definizione di “prodotto culturale” nella quale vi riconoscete di più? Che cosa intendete proporre soprattutto al nuovo pubblico?

Ci capita spesso di pensare che il libro che stiamo progettando – oltre alle consuete finalità di ogni pubblicazione – possa diventare l’oggetto, vorrei quasi dire il pretesto perché si parli più diffusamente di un tema, come quello dell’economia (e della finanza), che vive una sorta di intrinseca contraddizione: permea continuamente e in profondità le nostre esistenze, condiziona i nostri destini, ma appare quasi come un argomento riservato a cultori della materia, a tecnici, a un empireo di esperti distaccati dal nostro quotidiano. Un prodotto culturale non può essere un po’ di carta e inchiostro, con un messaggio di speranza racchiuso al suo interno: deve essere un seme fecondo. E se per i nuovi pubblici occorre che il seme dia vita a piante di forme nuove, più consone ai lettori di oggi, proprio per far sì che si produca l’effetto sperato, occorre adeguarsi.

Cosa significa fare editoria a supporto del Credito Cooperativo, “diffondendone la cultura, in particolare nei confronti di tutte le categorie sociali e professionali che operano all’interno del movimento”?

Anche in questo caso Ecra non ha inventato nulla di straordinario, ha solo riscoperto e dato attuazione a uno dei principi cardini della cooperazione, precisamente il quinto principio, concepito intorno alla metà dell’Ottocento. In sostanza esso dice che non vi può essere vera cooperazione se non vi è qualcuno che faccia formazione e informazione rispetto ai valori cooperativi. Sia verso l’interno, cioè tutti coloro che a vario titolo lavorano con e per le cooperative (i soci, e tra questi i soci amministratori, i collaboratori, i clienti), sia verso l’esterno, l’opinione pubblica. Per questo abbiamo realizzato pubblicazioni destinate a questi “pubblici”: una cooperazione che ha solo la forma della cooperativa, ma non la sostanza, è un boomerang per la cooperazione stessa.

Quante novità e ristampe pubblicate ogni anno?

Ogni anno il numero varia, ma le novità sono circa una trentina.

Sul vostro sito è presente uno shop on line per l’acquisto dei vostri libri. Oltre alla scelta di essere presenti sul portale Rebeccalibri.it avete in programma altre iniziative di marketing on line?

Anche Facebook lo troviamo un ottimo sistema per divulgare i principi cooperativi. Recenti iniziative intraprese su questo canale social ci hanno convinto che vale la pena proseguire su questa strada.

Per un osservatore esterno vi è quasi sempre la tendenza a soffermarsi sulle affinità anziché sulle differenze, e quindi immaginare il pubblico dell’editoria religiosa come omogeneo. Quale è la sua opinione in proposito?

Mi stupisce sempre, quando entro in una libreria specializzata in editoria cattolica, la straordinaria ricchezza di proposte. Mi colpisce la panoramica su duemila anni di storia – non solo strettamente religiosa –, su tematiche e autori incredibili, su rielaborazioni e studi notevoli. E poi tutta la grande attualità, la vita di oggi, le nostre aspirazioni e le nostre paure. Tutto è presente, tutto è rappresentato, studiato, pubblicato. Trovi il giovane seminarista, magari che viene da un Paese lontano, e i ragazzi appassionati e impegnati. Sono la foto della varietà di pubblici sui quali può contare l’editoria religiosa.

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