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«I fantasmi delle storie devono perseguitarmi», un articolo di Daniel Galera

di Daniel Galera
Fonte: edizionisur

Pubblichiamo oggi un breve pezzo scritto da Daniel Galera, l’autore di Barba intrisa di sangue, per la rubrica «Write Start» di Signature Reads, nella quale diversi autori condividono dritte e segreti su come cominciare a scrivere. C’è chi pianifica, chi fa ricerche, chi scrive freneticamente: Daniel, semplicemente, attende.
L’articolo viene qui riprodotto per gentile concessione dell’autore. Buona lettura!

 

Per iniziare a scrivere un’opera di narrativa, la prima cosa di cui ho bisogno è una struttura dei diversi elementi della narrazione – un profilo dei personaggi, luoghi, emozioni, pensieri, gesti, battute di dialogo – che siano al tempo stesso vaghi e profondamente significativi, almeno per me. Questo «fantasma», per così dire, della storia deve essere ostinato. Mi deve perseguitare, anche se cerco in tutti i modi di distrarmi. Detto questo, rimugino comunque a lungo prima di mettermi a lavorare sul serio. Mi prendo il mio tempo. Poco a poco, l’idea iniziale della storia si evolve in qualcosa di più forte, che spero sia coinvolgente nella trama e nello stile, ma che porti con sé anche idee, sensazioni e una visione del mondo che i lettori possano condividere.

L’idea per una storia non si genera all’istante, l’immaginazione non funziona come un servizio on-demand. Per convincermi che vale la pena approfondirli, i vari elementi mi devono ronzare in testa a lungo. Poi passo da una struttura vaga di elementi narrativi a strutture più dettagliate, fino a ottenere uno schema, una traccia da seguire per un romanzo o un racconto. Questa fase consiste nel prendere appunti su carta e, da poco, anche sullo smartphone o sul tablet (uso l’app Evernote per organizzare i miei appunti digitali). Consiste nel dedicare consapevolmente del tempo solo a pensare alla storia – a letto prima di addormentarmi, mentre nuoto o sono sull’autobus, perfino durante una conversazione con qualcuno. Consiste nel fare ricerche: leggere libri su argomenti vasti o oscuri che hanno qualche ruolo importante nella storia, navigare su internet, andare a vedere dei posti e parlare con le persone, a volte intervistandole apertamente. Tutte queste cose continuo a farle durante l’intera fase di stesura del manoscritto, ma inizio prima, a volte molto prima.

Nel caso del mio romanzo Barba intrisa di sangue, mi ci è voluto un anno e mezzo per passare da una confusa accozzaglia di idee – il misterioso omicidio di un uomo a Garopaba alla fine degli anni Sessanta, il nipote affetto da prosopagnosia che indaga per scoprire la verità, la percezione del suo tran tran quotidiano in un piccolo villaggio di pescatori, il confine tra mitico e banale, la volontà di dare alla natura e soprattutto all’oceano un ruolo fondamentale nella narrazione – al primo paragrafo del libro scritto al computer. Poi mi ci sono voluti quasi due anni per giungere alla bozza definitiva, pronta da mandare all’editore. Questa parte richiede una maggiore disciplina: nel mio caso, vuol dire svegliarsi alle 7 ogni mattina per scrivere.

Ho sentito dire più d’una volta che per essere un «vero» o un bravo scrittore devi davvero scrivere, e non sprecare il tempo a pensare alla scrittura. Non è sbagliato, ma se la si mette così, si sottovaluta quanto è importante riflettere sulla propria storia, lasciarla crescere lentamente finché non abita la tua coscienza senza che tu possa farci niente, e non c’è modo di tornare indietro. Molte idee che considero fondamentali un giorno magari mi sembrano delle sciocchezze il giorno dopo e viceversa. Immagino che alcuni scrittori preferiscano impiegare questo tempo di «maturazione» scrivendo e riscrivendo quotidianamente, tagliando via il materiale superfluo. Io invece preferisco (o forse semplicemente non posso a fare a meno di) attendere che la «storia-fantasma» abbia una sua struttura e un suo peso, permettendomi di intravedere i temi e le idee sottostanti che mi spingeranno a scrivere quella che sarà la frase d’apertura. Forse è per questo che le mie prime frasi, paragrafi, a volte persino i primi capitoli nascono già nella loro forma definitiva.

Fonte: edizionisur
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