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Insegnare a leggere con calma

di Eraldo Affinati

Che i bambini non avessero mai smesso di leggere e che invece i più grandicelli lo facessero con meno frequenza e costanza rispetto al passato, anche perché distratti dai social, lo sapevamo e i dati citati da Giuliano Vigini nell’articolo I giovani e la lettura oltre TikTok (6 maggio, VP Plus) lo confermano.

La sensazione è tuttavia quella di essere di fronte a un cambiamento epocale, la cui dimensione questi rilevamenti non sono in grado di registrare. Del resto sarebbe impossibile negare l’impatto dirompente della cosiddetta rivoluzione digitale sul nostro rapporto con la realtà. I giovani in particolare ne risentono in modo diretto. Nel momento in cui mutano le forme percettive l’atto stesso della lettura si colloca in un nuovo scenario.

Ad attirare la nostra attenzione dovrebbe quindi essere la diversa modalità della lettura degli adolescenti. Molti di loro, checché se ne dica, sono ancora legati alla carta, quasi cercassero nell’oggetto-libro una sicurezza che la mobilità informatica in cui sono cresciuti sembra negargli. Tuttavia è raro trovare nei quindicenni-sedicenni di oggi la disponibilità alla concentrazione necessaria per affrontare un romanzo che superi le duecento pagine. Per farlo bisognerebbe mettersi in una posizione di raccoglimento e applicazione che sembra desueta, perlomeno per la maggioranza di loro.

Dove trovare, ad esempio, nella vita quotidiana dei nostri figli, il silenzio e la calma che George Steiner riteneva fondamentali per affrontare qualsiasi testo? I ragazzi mostrano però una grande propensione al passaggio rapido fra concetti con implicazioni creative a volte sorprendenti. In realtà forse leggono di più rispetto al passato anche recente, ma lo fanno in maniera frammentaria e frenetica, meno sistematica e rigorosa. È altrettanto chiaro che usare i criteri di giudizio novecenteschi per stigmatizzare questi nuovi comportamenti sarebbe davvero sbagliato. Oggi un ragazzo di talento ha una straordinaria possibilità formativa che noi ci sognavamo. Può accedere in tempo reale alle fonti del sapere e condividere con il mondo intero le sue scoperte.Un ruolo fondamentale, lo sappiamo, dovrebbe averlo la scuola, non agendo da frangiflutti rispetto alla moderna sensibilità tecnologica, bensì interpretandola nel rispristino mirato delle gerarchie di valore all’interno della Rete. Dobbiamo utilizzare le risorse digitali per incrementare la lettura, mostrando agli studenti ciò che è importante e ciò che non lo è. Risulta decisivo aiutare a distinguere fra semplice informazione e vera conoscenza. Ciò si può fare soltanto tornando all’analisi dei testi. Purtroppo, lo dico per esperienza diretta, lo studio della letteratura troppo spesso viene aggirato attraverso mappe concettuali e riassunti tematici che di fatto evitano la fonte originaria. È vero che la lingua italiana resta artificiale, ostica per i giovani, ma se loro non leggono gli scrittori della tradizione, tutti rischiamo di perdere le nostre radici.

Eraldo Affinati

Eraldo Affinati, scrittore, collabora con numerosi quotidiani. Con il volume Campo del sangue è stato finalista ai premi Strega e Campiello nel 1997. È anche autore di una biografia del teologo protestante Dietrich Bonhoeffer. Insegna italiano e storia nell’Istituto Professionale di Stato “Carlo Cattaneo” a Roma, presso la succursale della Città dei Ragazzi. Nel 2003 ha curato l’edizione completa delle opere di Mario Rigoni Stern e assieme alla moglie, Anna Luce Lenzi, ha fondato la “Penny Wirton”, una scuola gratuita di italiano per immigrati. L’ultimo suo libro s’intitola: “L’uomo del futuro. Sulle strade di don Lorenzo Milani” (2016).

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