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Italia: lettura frammentaria e in calo. C’entra lo smartphone, ma anche il divario di risorse tra Nord e Sud

di Alessandra Rotondo

Peggiora la qualità della lettura in Italia, un Paese che continua a essere spaccato tra Nord e Sud. Secondo la rilevazione dell’Osservatorio dell’Associazione Italiana Editori su dati Pepe Research, il 30% dei lettori legge in maniera frammentaria, dedicandosi a questa attività solo qualche volta al mese se non qualche volta all’anno. Il tempo medio settimanale dedicato alla lettura si riduce a 2 ore e 47 minuti contro le 3 ore e 16 minuti del 2023 e le 3 ore e 32 minuti del 2022.

Le persone tra i 15 e i 74 anni che dichiarano di aver letto, anche solo in parte, un libro nell’ultimo anno (a stampa, e-book, o ascoltato un audiolibro) sono il 73%, contro il 74% del 2023.

Cala anche la lettura di soli libri a stampa, che riguarda il 66% della popolazione, contro il 68% del 2023. Il 66% è una media tra il 72% della lettura delle donne e il 60% degli uomini. Se guardiamo invece alle fasce d’età, leggono libri a stampa in percentuale sopra la media i 18-24enni (74%), i 15-17enni (73%), i 35-44enni (71%), i 25-34enni (70%).

«I dati sulla flessione dei tempi di lettura e del numero di lettori, che vanno di pari passo alla flessione del mercato, confermano la necessità di tornare a sostenere la domanda di libri nel nostro Paese soprattutto tra i più giovani, creando una consuetudine con i libri che prosegua nel corso di tutta la vita» ha spiegato il presidente di AIE Innocenzo Cipolletta. Non c’è crescita e sviluppo culturale ed economico per l’Italia se non facciamo crescere i lettori, soprattutto al Sud e nelle aree meno prospere del Paese».

I dati sono stati presentati da Giovanni Peresson (ufficio studi AIE) oggi a Più libri più liberi durante l’incontro La lettura debole. Pochi lettori o letture troppo brevi? dove sono intervenuti, oltre al presidente CipollettaRenata Gorgani (presidente del Gruppo di Varia di AIE), Monica Manzotti (NielsenIQ – GfK Italia) e Florindo Rubbettino (delegato AIE per il sud). L’indagine completa a questo link.

Al centro del dibatti anchele difficoltà a definire in maniera univoca la pratica della lettura e a quantificarla nella popolazione, per effetto delle diverse domande che vengono poste agli intervistati nelle differenti rilevazioni, condotte con tecniche di somministrazioni e di campionamenti altrettanto diversi. Mentre l’Osservatorio AIE stima i lettori nel 73% della popolazione, Istat li valuta il 39% (popolazione di più di sei anni), 35% Eurostat (popolazione di più di 16 anni). Doxa per Osservatorio Politecnico stima invece la lettura italiana al 79% (popolazione tra i 18 e i 75 anni), 80% SWG (popolazione tra i 18 e i 75 anni).

Mentre le disparità tra Nord e Sud, indiscusso punto focale, sono confermate dai dati di NielsenIQ – GfK sul mercato del libro trade in Italia suddiviso per aree geografiche, dati presentati per la prima volta al pubblico da Monica Manzotti. I 79,2 milioni di libri a stampa venduti in Italia nel mercato trade tra gennaio e ottobre del 2024 sono così distribuiti: 35,8% nel Nord-Ovest, 22,2% nel Nord-Est, 22,7% al Centro, il 19,3% al Sud e Isole. Se guardiamo, infine, al numero di librerie per abitante, il Nord-Ovest è sopra alla media nazionale (0,28 librerie per 10mila abitanti) dell’11%, il Nord-Est del 17%, il Centro del 7%. Le Isole sono sotto la media del 6%, il Sud del 30%.

«Il ritardo del Meridione è drammatico e non si risolve con interventi estemporanei o slegati da una visione d’insieme» spiega Florindo Rubbettino. «Gli indici di lettura dipendono dalla scolarizzazione, dalla presenza di infrastrutture sul territorio quali librerie e biblioteche, dal sostegno all’imprenditorialità locale, da iniziative sul territorio quali festival, premi, rassegne culturali. Una legge di sistema del libro non può non prevedere un piano per il Meridione che miri a costruire un ambiente favorevole alla cultura del libro agendo su tutti questi fattori, attraverso iniziative pubbliche e incoraggiando l’iniziativa privata».

«Da noi la promozione della lettura è affidata esclusivamente a chi, volontariamente, fa promozione della lettura» sottolinea invece Renata Gorgani.«Siamo un Paese in cui, per esempio, non esiste la biblioteca scolastica come realtà strutturata. Con #ioleggoperché l’Associazione Italiana Editori tampona attivamente questa mancanza, ampliando e rinnovando la dotazione di libri delle scuole, ma certo non potendo intervenire nella parte istituzionale. Insomma, c’è una mancanza enorme delle istituzioni rispetto alla promozione della lettura in Italia, ed è questa la base da cui ci muoviamo come editori».

Sulla trasformazione della lettura, ma anche, più in generale, dei nostri funzionamenti cognitivi, pesa poi la diffusione dello smartphone, aggiunge Gorgani, «l’oggetto che tutti abbiamo in tasca, e che oggi arriva nelle mani di ragazze e ragazzi allo scoccare dei nove anni». Lo scrolling continuo che avviene sugli schermi, prosegue Gorgani, instaura a livello neurologico una dinamica di scoperta e piacere completamente diversa da quella esperita negli altri ambiti, poiché estremamente veloce, ricompensate e a sforzo nullo. «Io credo che questa sia un’emergenza sociale gigantesca, ma anche un problema che dobbiamo porci come editori, che producono un oggetto – il libro – che viaggia su funzionamenti, tempi e meccanismi d’azione totalmente diversi».

«La lettura è diventata interstiziale» concorda Rubbettino. «Da un lato dobbiamo prenderne atto, costruendo, come editori, degli strumenti che incontrino le rinnovate esigenze dei lettori. Dall’altro dobbiamo tutelare e incentivare la possibilità del lettore di affrontare le letture necessarie, con un approccio né moralistico né snobistico. Dobbiamo, insomma, continuare a immaginare una molteplicità di prodotti che tengano in conto i cambiamenti, moltiplicando canali, approcci e generi per incontrare pubblici sempre più ampi e diversificati».

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