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La lezione del 28 Maggio (Mario Cassa, Morcelliana, 2024)

di Mario Cassa

© Editrice Morcelliana Srl per gentile concessione

Premessa, a cura di Ilario Bertoletti

Andrà prima o dopo fatta una storia della ricezione filosofica della strage di Piazza della Loggia. Un evento che, evidente nella sua matrice neofascista ma con un alone di drammatica opacità, ha interrogato alcune delle menti più lucide della filosofia italiana contemporanea, memori del detto hegeliano secondo il quale «la filosofia è il proprio tempo appreso nel pensiero».

Tra questi pensatori – oltre a Norberto Bobbio1 ed Emanuele Severino2 – un posto spetta a Mario Cassa, che all’interpretazione di quell’evento ha dedicato vari scritti. Ricordiamone alcuni: dai ritratti, a partire dal 1975, di Giulietta Banzi Bazoli, Luigi Pinto e Alberto Trebeschi, vittime della strage, a un intervento del 1976 – ospitato dalla Fondazione Clementina Calzari Trebeschi in un fascicolo del suo «Notiziario» –, a vari articoli su «Bresciaoggi»3, a quella che rimane forse la sua riflessione più impegnativa, in «Città&Dintorni» del 1994, dal titolo La lezione del 28 maggio. In Bobbio la strage di Brescia diviene un modello del pervertimento della relazione potere visibile/potere invisibile nella democrazia italiana. Per Severino Piazza della Loggia è uno degli episodi della guerra fredda nella seconda metà del Novecento,
dove decisivo è stato l’uso del “terrorismo dosato” per fermare l’avanzata elettorale delle sinistre. E per Mario Cassa? L’orizzonte in cui egli si pone è quello del punto di vista delle vittime. Quella mattina in Piazza a essere uccise sono state le speranze di un’ultima generazione «non ancora rassegnata […] a consegnare il significato della vita privata e pubblica nelle mani onnipotenti, dei governatori del mercato»4.
Una generazione che utopicamente sperava in un mondo meno alienato, politicamente e socialmente. Scrive Cassa nel 1986:

«Il maggio ’74 è spartiacque anche in un senso più profondo. Se penso all’immagine di coloro che in Piazza della Loggia han perso la vita, al modo di essere presenti nella politica e nel privato […], lo spartiacque nei confronti del presente si alza più alto d’una catena alpina. Tra il senso delle parole, dei discorsi, delle convinzioni di allora e quello del discorso politico e privato di oggi la dismisura è abissale»5.
Parole nelle quali si sorprende il tono apocalittico – nel senso rigoroso di rivelazione – di chi registra una cesura, appunto abissale, nel corso della storia.
«La “strage di Brescia” non entra nella cronaca; essa sta fuori, estranea al corso della storia più o meno scontata di questi anni, e assume più che mai il valore di un termine di confronto, anzi di un criterio di verità»6.
È come se, nell’interpretazione di Piazza della Loggia, Cassa avesse ricapitolato la sua filosofia della storia cristiano-marxista, così come l’aveva teorizzata nell’opera teoreticamente più impegnativa, Ragione dialettica-prassi marxista-profezia cristiana7, nella Lettura dell’Enciclica “Populorum Progressio”8 e nell’edizione commentata de Il Manifesto del Partito comunista. Guida alla lettura dell’intero Marx9. La storia – per sua natura profondamente conflittuale – è un campo dove si scontrano le speranze evangeliche di una redenzione in terra dal peccato sociale e gli arconti del potere mondano. Piazza della Loggia è un simbolo, storicamente determinato, di questo scontro. Di qui l’originalità della lettura di Cassa. Se Bobbio e Severino si soffermano sul significato della strage dal punto
di vista della politica interna e delle relazioni internazionali, Cassa dà conto dell’utopia delle vittime. Un’utopia – «che le istituzioni, gli uffici, gli strumenti dell’amministrazione e dell’ordine pubblico diventassero autentici, diretti strumenti della volontà popolare»10 – da lui letta come il meglio del retaggio cristiano-marxista intrinseco alle speranze dei giovani in rivolta dal 1968.
Ne discende il configurarsi di questi scritti come una costellazione, nella quale si intrecciano riflessioni filosofico-politiche e tratti biografici delle vittime, per Cassa innanzitutto «amici»11.
L’interesse dei testi sta inoltre nell’essere il condensato delle discussioni che attraversavano la cultura bresciana di quegli anni, in un dialogo tra posizioni agli antipodi. Si pensi al rapporto di Cassa con il cattolicesimo di padre Giulio Bevilacqua12, padre Carlo Manziana e l’Oratorio della Pace, o al suo dialogo-dissenso con Emanuele Severino13. Una pagina di storia culturale da ricostruire14. Il cristianesimo marxista di Cassa era il tentativo di innestare su un’antropologia cristiana, segnata dal peccato originale, un’antropologia marxista che di per sé non ammetteva la realtà di un peccato originale. Una contraddizione agli occhi non solo del personalismo cristiano ma anche di un filosofo marxista come Luciano Parinetto, che insisteva sull’irriducibilità tra le due antropologie15. La forza del pensiero di Cassa
non sta nell’aver pensato fino in fondo questa contraddizione? Era il dovere di quella che lui, con metafora freudiana, chiamava la «peste del pensiero».

1 N. Bobbio, La strage di Piazza della Loggia, a cura di M. Bussi, Morcelliana, Brescia 2014 (20242).
2 E. Severino, Piazza della Loggia. Una strage politica, a cura di I. Bertoletti, Morcelliana, Brescia 2015 (20242).

3 Una antologia della attività pubblicistica di Cassa è in Id., Il primato della ragione, a cura di P. Ferliga e M. Frusca, Edizioni L’Obliquo, Brescia 2007.
4 Infra, pp. 27-28.

5 Infra, p. 24.
6 Infra, p. 19.

7 Principato, Milano 1966.
8 Paideia, Brescia 1967.
9 Sapere, Milano 1974.
10 Infra, p. 27.

11 Infra, pp. 20, 21, 49.
12 Cfr. M. Cassa, In ricordo di Padre Bevilacqua, in «Città&Dintorni» 99(2009), pp. 89-92.
13 Cfr. M. Cassa, Il fascino della Bestia, in «Bresciaoggi», 30 marzo 1988. Un confronto con Severino che ha avuto un suo momento pubblico nel dibattito a Brescia il 12 febbraio 1985 sul tema Pace e guerra, democrazia e violenza, salvezza e nichilismo.
14 Per alcuni riferimenti, cfr. P. Corsini – M. Zane, Nuova storia di Brescia (1861-2023). Politica, economia, società, Scholé, Brescia 2023, passim; L. Fausti, Nel Novecento a Brescia. La presenza di Renzo Baldo nella vita culturale e civile della città, L’Obliquo, Brescia 2005, passim.

15 L. Parinetto, Né dio né capitale, Marx marxismo religione, Contemporanea edizioni, Milano 1976.

La lezione del 28 Maggio | Mario Cassa | Morcelliana | 2024 | pp. 64 | euro 10,00

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