Rebecca libri

Rivoluzioni di carta: un contributo verso il 39° Congresso Internazionale di IBBY

di Giusi Quarenghi

IBBY Italia verso il congresso internazionale 2024 a Trieste: l’autrice condivide i contenuti dell’incontro tenuto il 20/11/2023 nella città ospite  con quanti sostengono i buoni libri e la lettura.

La strada continua ad essere quella indicata da Jella Lepman: nel 1945, a guerra finita, torna in Germania, da dove era fuggita in quanto ebrea, come ‘consulente per i bisogni delle donne e dei bambini’ su incarico degli Stati Uniti;  una delle prime cose che fa è scrivere ai Paesi del mondo per chiedere libri, libri per bambine e bambini, ragazzi e ragazze. Ecco da dove ripartire: da una biblioteca di letteratura per ragazzi. E, nel 1946, a Monaco si tiene la mostra dei 4.000 libri inviati da più di 20 Paesi del mondo. Libri: per riprendere la linea della vita, per ricucire i pezzi, rimettersi e rimettere insieme, superare, andare oltre, farcela, trovare un punto d’appoggio, cercare, riprovare a sognare, aprire strade nuove… Non si può non rimanere scossi e motivati a proseguire nella stessa direzione, a fare di questa idea pratica quotidiana e ricominciare, quando si tratta di ricominciare, dai più piccoli. 

La prima grande azione comune dell’Europa postbellica è dunque dedicata all’infanzia, all’immaginario infantile, provato, ferito, offeso, brutalizzato, terrorizzato, distorto, da disintossicare, da rimettere in movimento, da riaccendere… Questo il compito che, a Monaco, città degli esordi di Hitler, si dà la Biblioteca fondata da Jella. 

I libri come strumento necessario e decisivo per ricostruire umanità e comunità, per ritrovare il senso di sé e dell’altro, per riaprire alla speranza e alla civile convivenza; i libri come antidoto al pregiudizio e all’aggressività come regolatori sociali, contro la prepotenza come modalità di relazione, contro la facile predisposizione alla propaganda, a fare propri pensieri non pensati, quelle ‘idee senza parole’ – come le definì il filosofo O. Spengler – ‘retaggio dei nostri padri che abbiamo nel sangue’.

Occorre metterli a disposizione, dare accesso a questi ‘educatori silenziosi’, a questi ‘ambasciatori segreti’, come Jella Lepman chiama i libri; ai libri-ascia, come dice F. Kafka, capaci di rompere il mare di ghiaccio dentro di noi…; ai libri-vascello, come dice E. Dickinson, capaci come nient’altro di portare via da dove si è, altrove, in terre lontane… E anche, se penso ai più piccoli, ai libri ‘aiutanti magici’, compagni e guida per attraversare boschi e notti… Ci sono, ci sono i libri capaci di esercitare quella funzione fondamentale per riconoscersi e crescere, che W. Bion attribuisce alle madri che madri sono e madri fanno… è la ‘reverie’ e consiste nella permeabilità a ricevere e trattenere elementi istintivi, interni ed esterni, fonte di grande tensione psichica, in rappresentazioni pensabili, liberati dalla negatività distruttiva e trasformati in esperienza vivibile, in conoscenza. Così la madre esercita ‘reverie’ a vantaggio del neonato; così la letteratura produce, alimenta, esercita ‘reverie’ a vantaggio dell’umanità.

Questo possono fare la letteratura e la lettura, non solo il cosa si legge ma il fatto stesso di leggere. Quel procedere di necessità di segmento in segmento, parola dopo parola, frase dopo frase, pagina dopo pagina, per adeguare il tutto, che consta di tutte quelle parti, che il lettore rimette insieme e tiene insieme leggendo, ritrovando testo, contesto ed eventuale sottotesto. Leggere ci fa lettori, fa essere quel testo e ci fa essere al suo cospetto. E il nostro leggere può diventare gesto d’autore. Come succede a un musicista di fronte a una partitura. Diretto e guidato dalla partitura, la legge, esegue interpreta e le dà voce, la porta all’ascolto, la compie. Sulle sue partiture, Bruno Maderna ha scritto qua e là ‘alea’, come dire ‘a caso’, ‘azzardo’; vale come consegna a chi legge e suona, la consegna di improvvisare, dentro la partitura, ma a firma di chi legge e suona; un invito ad aggiungersi alla partitura come autore.

Vale anche per la lettura e bene lo dice N. Gardini (Lacuna, Einaudi, 2014): “Il lettore non va visto come uno che tira il testo nel suo mondo ma il contrario: uno che si lascia tirare nell’orbita del testo e, una volta dentro, cerca di comprendere; uno che dà fiducia al testo…”. Il testo quindi prevede, chiama, aspetta, ospita, guida il lettore e, nello stesso tempo, gli si affida. E chi legge fa esperienza delle idee, dei pensieri, dei sentimenti di cui il testo è fatto e ha fatto parole. Che, guardate da vicino – come diceva K. Kraus – portano lontano… E, continua Gardini: “Il famoso mito dell’identificazione, quando si ha a che fare con la buona letteratura, e non con i libri di consumo che invadono ormai il pianeta, è una forma di ascolto: non Odisseo o Enea o Dante o Madame Bovary come me, ma io come Odisseo o Enea o Dante o Madame Bovary. Per quanto posso, più che posso.” O come Tom Sawyer, anche … me lo disse, con altre ma altrettanto precise parole, un bambino di 9 anni, l’estate scorsa, accanito lettore della Schiappa, e al quale avevo letto Tom Sawyer. “La Schiappa è praticamente un mio compagno, Tom Sawyer mi fa venire voglia di essere suo compagno…”: eccola, la magnifica capacità della letteratura di essere motore di cambiamento, e di capovolgimento della logica comune; eccola a infrangere lo specchio che rimanda l’identico e tiene prigionieri del desiderio identitario, e a portare da un’altra parte, fuori, verso l’ignoto, verso altro e altrove. 

Forse per questo, nella lettura, si è e si rimane in un certo senso sempre ‘apprendisti’, come dice di sé lettore J.L.Borges in chiusura della poesia ‘Un lettore’, vale a dire nella condizione di essere sorpresi, dal testo e da sé stessi. Alea, dunque, e anche, iacta est!, perché ogni lettura è attraversamento di Rubicone, sia Rubicone il libro o l’esistere. E le letture si moltiplicano e stratificano e diversificano: non si rilegge mai lo stesso libro, come non ci si bagna due volte nello stesso fiume, comunque si chiami. Alea!

Così, grazie alla letteratura, si impara ad andare per mondi, e fiumi, ad attraversarli e a farsi mondo e fiume. È una forma di iniziazione, e rende rapaci di quello ‘sguardo indiretto’ tanto caro Calvino, di ‘quel modo di guardare e di essere in mezzo al mondo’ che è il vero insegnamento della letteratura. Questo, niente di più e niente di meno. Questo, e non per essere migliori, ma per essere presenti a sé stessi, consapevolmente e criticamente. Questo attrezza a tenere a bada la potente e prepotente industria dell’immaginario globale, limitandone gli effetti e la seduzione. Questo apre, meglio e più degli adulti, anche (soprattutto?) di quelli in ruolo di educatori,  all’enigma, al mistero, all’ombra, all’obliquo, alla complessità, alla frantumazione… Tutte realtà che gli adulti temono e tendono a non riconoscere all’infanzia…  “il mondo si oppone alla comprensione della complessità dell’infanzia”, sostiene M. Sendak (Caldecott & Co, junior ed, 2021) e “mentre i bambini sono disposti a esporsi alle esperienze, noi no. Diciamo di proteggere i bambini, in realtà proteggiamo noi stessi.” 

Affondo ulteriore: la diciamo protezione ma è controllo, fino all’invasione… in nome del fatto che li amiamo e sono nostri, territori occupabili, per il loro bene, certo, che certo sappiamo noi qual è…

Ma, come già scriveva poco meno di un secolo fa W. Benjamin (Orbis pictus, Giometti&Antonello, 2020):

“il bambino chiede all’adulto una rappresentazione chiara e comprensibile e non infantile. E meno che mai quello che l’adulto è solito considerare tale…”

Obbiettivo del crescere non è adeguarsi al desiderio dei maggiori, per quanto amorevole, ma andare, fiduciosi nell’avventura di crescere, capaci di trasformarsi e trasformare, danzando ogni segmento della vita e di sé…  Di tutto questo la letteratura è meraviglioso catalogo infinito e mai finito.

Giusi Quarenghi è una scrittrice specializzata in libri per l’infanzia vincitrice nel 2006 del Premio Andersen di Sestri Levante. È cresciuta in un piccolo paese di montagna del Bergamasco, dove tuttora vive. Dopo la laurea ha iniziato ad occuparsi di cinema, cartoni animati, fumetti, pubblicità e televisione scrivendo molti libri per bambini e ragazzi. Nel 2002 ha vinto il Premio Nazionale Alghero Donna di Letteratura e Giornalismo, sezione poesia, con la silloge poetica Nota di passaggio (Book editore).

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