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Vieni in vacanza con me (Cristina Menghini, Patrizio Righero, Effatà, 2020)

di Cristina Menghini, Patrizio Righero
Fonte: Effatà

Prefazione

Fare le vacanze non è una cosa facile, proprio perché sembra facile. Cambiare aria e vivere in un luogo e in modo diverso esige una consapevolezza che non sempre abbiamo. Di qui nascono «le peggiori vacanze della mia vita» e i «tanto valeva starsene a casa». Anche se tutto fila liscio, le vacanze possono rivelarsi un fallimento. Accade quando, al ritorno, ci ritroviamo esattamente gli stessi. O forse ancora peggiori. Non abbiamo colto l’occasione per vivere un’esperienza nuova. Abbiamo solo cambiato location, ma ci siamo portati appresso tutti i nostri stress, tutte le nostre relazioni malate, tutte le nostre pesantezze, tutti i nostri casini. E li abbiamo replicati sulla vetta di una montagna, sulla spiaggia del mare, o nel bel mezzo di una verdeggiante campagna. Da soli o con la nostra famiglia. Insomma, la vacanza non ci ha cambiati, non è servita a nulla e torniamo al ritmo quotidiano più affaticati di prima.

C’è un divertente film di Aldo, Giovanni e Giacomo che si intitola Odio l’estate e rappresenta molto bene questa situazione. Tre famiglie che non si conoscono, per un errore dell’agenzia, si ritrovano costrette a dividere la stessa casa al mare. Ovviamente saltano le dinamiche ordinarie. E tutto ciò che era stato previsto viene capovolto. In modo conflittuale in un primo momento. Ma poi…

Nel caso della storia narrata nel film deve intervenire un imprevisto affinché le vacanze possano innescare dei processi di rinnovamento positivo. Ma nella realtà spesso questo non accade. Anche le vacanze meglio programmate, quelle dove tutto funziona alla perfezione, rischiano di essere solo una parentesi che nulla ha a che fare con la vita quotidiana. Essere consapevoli di tutto questo è il primo passo per iniziare a definire e organizzare le vacanze in modo diverso.

Il settimo giorno

La natura e l’origine della vacanza si trova proprio là dove non si immaginerebbe mai di trovarla: nella Bibbia! Perfino Dio, al termine di una lunga e impegnativa settimana di lavoro, ha avuto la necessità di riposarsi. Leggiamo nel secondo capitolo del libro della Genesi: «Così Dio completò il cielo e la terra e ciò che vi si trova: tutto era in ordine. Il settimo giorno, terminata la sua opera, Dio si riposò. Il settimo giorno aveva finito il suo lavoro. Dio benedisse il settimo giorno e lo riservò per sé. Quel giorno si riposò dal suo lavoro: tutto era creato» (Gen 2,1-3).

Questo riposo Dio non lo tiene per sé, lo consegna all’uomo come un comando. Che sembra quasi esagerato. Ma Dio conosce a fondo la sua creatura e sa che gli uomini lasciati a se stessi non si fermerebbero mai. Proprio come i bambini che, anche se non riescono più a tenere gli occhi aperti, non vogliono saperne di andare a letto. Così gli adulti: «faccio solo più questo»; «sbrigo ancora quest’altra faccenda»; «l’appuntamento non si può rimandare»; «mi riposerò un’altra volta»… E così il sabato (che per i cristiani è la domenica) diventa addirittura un ordine, un comandamento: «Ricordati di consacrarmi il giorno di sabato: hai sei giorni per fare ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato consacrato al Signore, tuo Dio: in esso non farai nessun lavoro: né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame e neppure il forestiero che abita presso di te. E farai così perché io, il Signore, ho fatto in sei giorni il cielo, la terra e il mare e tutto quello che contengono, ma poi mi sono riposato il settimo giorno; per questo ho benedetto il giorno di sabato e voglio che sia consacrato a me» (Es 20,8-11).

Per i cristiani questo giorno è la domenica. Proprio quella in cui anche loro non resistono alla tentazione di andare a fare la spesa al centro commerciale, di «passare un attimo» in ufficio, di sistemare ancora quella cosa, tanto che poi «magari in chiesa ci andiamo la prossima settimana».

Al tema della domenica papa Giovanni Paolo II aveva dedicato un’intera enciclica, la Dies Domini, in cui scriveva: «La domenica richiama, nella scansione settimanale del tempo, il giorno della risurrezione di Cristo. È la Pasqua della settimana, in cui si celebra la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, il compimento in lui della prima creazione, e l’inizio della “nuova creazione”».

Ed ecco che in un niente ci siamo trovati a parlare di Gesù partendo dalle vacanze. Ci siamo smarriti o ci siamo ritrovati?

Il tempo e la vita

Il riposo settimanale ha una forte valenza antropologica, perché scandisce il ritmo della vita. Un tempo continuo, senza pause e senza momenti speciali, sarebbe invivibile, perché appiattirebbe l’esistenza in un presente sempre uguale a se stesso. Un incubo. La scansione della settimana, invece, mette un punto fermo nel tempo. Così come le feste di famiglia (compleanno, onomastico, anniversari), le ricorrenze religiose e quelle nazionali e sociali. Nell’arco dell’anno le vacanze sono uno spazio utile a darsi del “tempo buono” per se stessi, per le relazioni interpersonali, per arricchire il proprio bagaglio culturale ed esperienziale.

Lo dice perfino la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, nell’articolo 24: «Ogni individuo ha diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite».

Non resta quindi che guardare le vacanze dritto negli occhi e provare a pensarle in questa prospettiva: non alienazione e fuga, ma rigenerazione per “concimare” il quotidiano che verrà.

E Dio?

Già. E Dio? Lo abbiamo incontrato a proposito del settimo giorno. Ma ora dove è finito? Il rischio che corriamo tutti è di partire per le vacanze lasciando a casa la nostra fede e la nostra spiritualità. La parcheggiamo da qualche parte, in attesa di rimettercela addosso al ritorno, quasi fosse un cappotto in naftalina. Le vacanze, invece, colte nel loro significato di “tempo buono”, sono l’occasione per dare una rinfrescata anche alla nostra fede. E gli input sono tanti. Molti di più di quanto si potrebbe immaginare. Ripartiamo, ancora una volta, dal libro della Genesi. Questa volta dal primo giorno: «In principio Dio creò il cielo e la terra. Il mondo era vuoto e deserto, le tenebre coprivano gli abissi e un vento impetuoso soffiava sulle acque. Dio disse: “Vi sia la luce!” E apparve la luce. Dio vide che la luce era bella e separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno e le tenebre notte. Venne la sera, poi venne il mattino: primo giorno» (Gen 1,1-5).

Le vacanze ci offrono l’opportunità di vedere il mondo, la creazione di Dio, sotto una nuova luce. Lontani dallo stress del lavoro ogni cosa appare “bella” ed inizia a parlare. A dire il vero la creazione parla sempre, ma spesso facciamo fatica ad ascoltarla, perché troppo distratti, troppo stanchi, troppo indaffarati. In vacanza, invece, non abbiamo scuse. Le onde del mare e l’orizzonte incendiato da un tramonto, il cielo azzurro che accarezza le vette, il profumo del fieno, il silenzio di un pomeriggio assolato, il firmamento ricamato di stelle… tutto ci parla del Creatore e ci invita alla preghiera: di gratitudine, di lode, di contemplazione.

Alla creazione di Dio si aggiunge anche l’opera dell’uomo. Pensiamo alle chiese: scrigni di arte e di fede che stanno lì, a porte aperte, pronte ad accoglierci per un momento di orazione silenziosa o per la messa domenicale. Ed eccoci di nuovo al settimo, anzi all’ottavo giorno.

«Essendo l’Eucaristia il vero cuore della domenica», leggiamo nell’enciclica Dies Domini, «si comprende perché, fin dai primi secoli, i Pastori non abbiano cessato di ricordare ai loro fedeli la necessità di partecipare all’assemblea liturgica. “Lasciate tutto nel giorno del Signore – dichiara per esempio il trattato del III secolo intitolato Didascalia degli Apostoli – e correte con diligenza alla vostra assemblea, perché è la vostra lode verso Dio. Altrimenti, quale scusa avranno presso Dio quelli che non si riuniscono nel giorno del Signore per ascoltare la parola di vita e nutrirsi dell’alimento divino che rimane eterno?”».

E lo ripete spesso anche papa Francesco: «Ogni celebrazione dell’Eucaristia è un raggio di quel sole senza tramonto che è Gesù risorto. Partecipare alla Messa, in particolare alla domenica, significa entrare nella vittoria del Risorto, essere illuminati dalla sua luce, riscaldati dal suo calore. Attraverso la celebrazione eucaristica lo Spirito Santo ci rende partecipi della vita divina che è capace di trasfigurare tutto il nostro essere mortale. E nel suo passaggio dalla morte alla vita, dal tempo all’eternità, il Signore Gesù trascina anche noi con Lui a fare Pasqua. Nella Messa si fa Pasqua. Noi, nella Messa, stiamo con Gesù, morto e risorto e Lui ci trascina avanti, alla vita eterna. Nella Messa ci uniamo a Lui. Anzi, Cristo vive in noi e noi viviamo in Lui».

Le vacanze ci permettono anche di conoscere altre comunità, magari all’estero dove i cattolici sono in minoranza. Ho un bellissimo ricordo della messa degli italiani ad Amsterdam. Una piccola comunità, quasi domestica. La funzione celebrata in una piccola cappella, e poi caffè e biscotti per tutti. Quel tanto che basta per farti sentire a casa, parte di una comunità di fratelli che non conosce confini.

Un libro per pregare. Anche in vacanza

A questo punto è chiaro l’obiettivo di questo libro. Proporre, anche in vacanza, qualche spunto per lasciarci illuminare dalla luce del “primo giorno”.

Abbiamo riunito in un solo volume tre precedenti pubblicazioni dedicate ad ambienti molto diversi tra loro: montagna, campagna e mare.

Per ognuno di questi ambienti, che spesso fanno da scenario alle nostre ferie, proponiamo una riflessione introduttiva e alcuni capitoli strutturati in modo semplice e chiaro. Si possono pregare personalmente, in coppia, in famiglia oppure in gruppo (ad esempio durante i campi estivi).

In ogni capitolo troverete un testo letterario, un brano dell’Antico o del Nuovo Testamento, un salmo e una preghiera conclusiva. La Parola di Dio, ovviamente, è al centro.

Non resta quindi che partire, senza dimenticare questo piccolo libro: occuperà poco spazio nella valigia, ma potrà offrire orizzonti infiniti al “tempo buono” delle vostre vacanze.

Fonte: Effatà
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