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Vivi una vita piena (Barbara Pandolfi, AVE, 2021)

di Vivi una vita piena (Barbara Pandolfi, AVE, 2021)
Fonte: AVE

Introduzione

Armida Barelli. Ida per gli amici. Una donna. Libera, indipendente e coraggiosa. Fondatrice della Gioventù femminile di Azione cattolica. Innamorata dei giovani e del Sacro Cuore di Gesù. 

Sono solo alcune delle caratteristiche che potremmo elencare di Armida Barelli, vissuta tra l’Ottocento e il Novecento, secoli sicuramente non semplici per una donna che ha sempre amato impegnarsi in prima persona, che ha preso forza anche dalla sua stessa paura di fronte a situazioni e dinamiche più grandi di lei. Eppure Armida non si è arresa, anzi, più passavano gli anni e più il suo impegno, la sua azione crescevano, pienamente immersa nella realtà in cui viveva, sempre illuminata dalla fede e dalla totale fiducia in Dio. 

Ogni volta che leggo qualcosa di Armida, che rileggo i libri che hanno scritto su di lei, rimango  sempre tanto affascinata dalla sua figura e, di volta in volta, imparo a conoscerla più in profondità, scoprendo una parte della sua vita o una sfaccettatura che prima mi era sfuggita. Più leggo e più ascolto storie sulla “sorella maggiore” e più mi sento in cammino con lei. Allo stesso tempo, ritrovarmi a scrivere queste poche righe, mi riempie di grande emozione: ricoprire il ruolo di vicepresidente per il Settore giovani e raccogliere l’eredità di una grande donna è un impegno faticoso sì, ma affascinante e stimolante. 

Questa eredità mi rende ulteriormente responsabile nel continuare a condividere e raccontare la figura di Armida ai giovani, miei coetanei e compagni di strada, per fare in modo che la sua storia non resti solo scritta sui libri, nel passato o nel racconto di chi l’ha conosciuta, ma possa camminare nel presente attraverso i nostri piedi, la vita di noi giovani, consapevoli di essere portatori di una grande passione, di un grande amore e di un grande coraggio. Siamo capaci di tutta questa grandezza? Io mi auguro di sì. Intanto è necessario provarci e per farlo dobbiamo conoscere e studiare la nostra storia. 

Per vivere pienamente il nostro presente e per continuare il grande sogno di Armida dobbiamo conoscere bene il nostro passato, la vita di chi ci ha preceduto, non tralasciando alcun passaggio e valorizzando sia le fatiche sia le bellezze. Questo ci serve per fare memoria del passato ed essere più consapevoli delle scelte da compiere ogni giorno. Papa Francesco nell’enciclica Christus vivit ci invita a «frequentare il passato e il futuro: frequentare il passato, per imparare dalla storia e per guarire le ferite che a volte ci condizionano; frequentare il futuro, per alimentare l’entusiasmo, far germogliare i sogni, suscitare profezie, far fiorire le speranze» (n. 199). 

Una grande sfida questa, ma non impossibile. E Armida di sfide e di scelte che all’inizio potevano sembrare impossibili ne ha fatto grande esperienza e, per questo, ora ci troviamo in mano questo libro: Armida ci parla ancora oggi a cuore aperto e scrive una lettera per condividere insieme a noi la sua incontenibile passione, il suo amore e il suo coraggio. 

Penserete forse che la lettera sia uno strumento comunicativo un po’ datato, ma in realtà dietro questa scelta vi è qualcosa di profondo: se scrivere una lettera oggi sembra una cosa tanto strana, chi decide di farlo comunica al destinatario un modo autentico e diretto di mettersi in contatto con lui. È per questo che la lettera di Armida testimonia un atto di cura e di attenzione verso noi giovani. 

Ripercorrendo un po’ la sua vita, Armida affronta alcune tematiche e ci parla non come chi ha più esperienza di noi ed è in grado di dare una soluzione per tutto, ma come chi, in un’altra epoca e in un altro contesto, ha dovuto fare i conti con i propri sogni, con le fatiche del presente, con le paure e le angosce tipiche di chi si trova a dover prendere decisioni importanti per il futuro. Sembrerà strano leggere le sue parole e ritrovarsi a pensare quasi le stesse cose, nonostante il momento storico diverso in cui noi e lei abbiamo vissuto. Sarà affascinante farci travolgere dalla sua storia e dalle sue domande, provando a farle nostre, calandole nella nostra quotidianità. Sarà interessante conoscere Armida in questo modo e sarà bello poi raccontare la sua vita ai nostri amici, seguendo la voglia di fare e di esserci di questa grande donna, e quindi continuare a coinvolgerci e impegnarci nei contesti in cui viviamo, pienamente immersi nella nostra quotidianità, in un “ora” che non può essere rimandato a un domani, con coraggio e passione, avendo ben chiaro l’invito di Armida: «Non accontentatevi di essere buoni alla buona [… ], lavorate senza posa, ma soprattutto amate, amate, amate». 

Luisa Alfarano
Vicepresidente nazionale
per il Settore giovani di Ac

 

Carissimo e carissima giovane, 

anche se può sembrare strano vorrei scriverti una lettera. 

Sono vissuta molti anni fa, quando il mondo era profondamente diverso, quando molte delle cose che per te sono quotidiane non esistevano; ho vissuto l’esperienza di due terribili guerre che hanno sconvolto l’Europa e il mondo. 

Se vedi le mie foto ti sembrerà che io sia davvero lontana nel tempo, che esca da un libro di storia. Ci vestivamo in modo per te strano e ciò che per noi era ultima moda oggi sarebbe un oggetto da museo. 

Giustamente potresti chiederti: ma cosa mi può scrivere o dire una così, che per di più ha lo strano nome di Armida? 

Eppure io vorrei provare lo stesso a mandarti questa lettera, perché la passione e i sogni che hanno guidato tutta la mia vita credo possano essere anche i tuoi. 

E poi ho grande fiducia nei giovani, come sempre ne ho avuta. Sei tu a vivere nel mondo di oggi e di domani e puoi renderlo migliore; certamente potrai fare la differenza.

Una lunga ricerca

Si pensa comunemente che nel passato fosse facile scegliere la propria vita: volevi fare la maestra? Bastava studiare per questo. Volevi fare l’ingegnere? Se riuscivi a finire gli studi trovavi subito un buon posto vicino casa. 

Per le donne era un po’ più complicato, ma era facile avere un posto fisso, una sistemazione di vita. Tanti che venivano da famiglie povere lavoravano per mantenersi agli studi, ma alla fine ce la facevano. 

Dopo la guerra il desiderio di ricostruire l’Italia era forte, c’erano grandi speranze, sogni condivisi. La vita era, per certi versi, più immaginabile, prevedibile. Eppure per me non fu facile. Per lunghi anni non sapevo cosa fare della mia vita. Tutte le mie sorelle – ne avevo ben tre – erano innamorate e si sposarono felicemente. Io avevo ricevuto buone proposte di matrimonio, come si usava allora, ma non sapevo decidermi. Qualche volta pensavo che sarei stata madre di molti figli, oppure che sarei partita per terre lontane, altre volte che mi sarei fatta monaca di clausura. Mamma mia che confusione! E ci si metteva anche la mia famiglia, preoccupata per il mio futuro. 

Io penso che tu mi capisca in questo. Qualche volta i genitori non ci comprendono o, forse, hanno dei progetti su di noi e non ci valorizzano abbastanza, nel senso che non ci ascoltano, sembra che a loro non interessi la nostra opinione. Avendo più esperienza, vorrebbero il meglio per noi, ma non sempre è davvero il nostro meglio! 

D’altra parte non è facile decidere. Come donna, poi, non volevo essere condizionata dalle tradizioni familiari e sociali, che allora erano molto forti. Situazione che forse anche tu vivi oggi. Cosa ne pensi? 

Come te, volevo essere felice! Davvero felice.

Fonte: AVE
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