«Gli imprevisti della Riforma è destinato a tutti coloro che vogliono capire come l’Europa e il Nord America di oggi sono diventati quello che sono»: ecco, nelle parole dell’autore, l’ambizioso programma di questo libro, che in versione originale ha dato vita a un acceso dibattito ed è destinato a diventare punto di riferimento per un pensiero critico della cultura occidentale contemporanea. Storico statunitense dalla scrittura insieme elegante ed erudita, Brad Gregory ricostruisce il farsi della modernità come effetto a lungo termine di alcune svolte accadute nel lontano passato. Il punto di cesura si verifica con la Riforma protestante che, negli intenti dei suoi padri, avrebbe dovuto sanare le derive della cristianità medievale e riportarla al cuore del messaggio evangelico. Ma una serie di eventi e di problemi complessi, primi fra tutti i conflitti e i disaccordi dottrinali sorti fin da subito non solo con la Chiesa di Roma ma anche all’interno della stessa compagine protestante, ha portato a effetti imprevisti, non intenzionali e a volte addirittura contrari alla visione di partenza, che hanno contribuito alla costruzione dell’Occidente moderno.
Lungo i secoli che corrono dalla Riforma alla modernità, Gregory ci guida con sei ‘narrazioni’, nelle quali sviluppa la sua tesi affrontando aspetti particolarmente importanti della vita umana: il rapporto fra religione, scienza e metafisica, che è giunto al ‘disincanto’ della scienza, in realtà mascherata elezione di quest’ultima a nuova divinità; le convinzioni riguardo ai valori umani e al significato dell’uomo, che dal rifiuto del cristianesimo romano sono sfociate nell’iperpluralismo contemporaneo; l’esercizio dell’autorità e del potere di controllo, che si è declinato nella sottomissione delle Chiese allo Stato moderno attraverso la protezione della libertà religiosa individuale; l’etica e il comportamento morale, con la transizione dall’etica del bene del cristianesimo medievale all’autodeterminazione morale degli individui; l’ambito dei desideri degli uomini e della vita sociale, che ha visto un percorso di resa al capitalismo e al consumismo; infine, il modo in cui si costruisce e si apprende la conoscenza, dove la confessionalizzazione delle università protestanti ha dato il via alla progressiva marginalizzazione della teologia come strumento d’indagine e alla secolarizzazione del sapere.
In sostanza, ci dice Gregory, benché fosse una riforma religiosa, il protestantesimo, per le modalità della sua storia e per il contesto in cui è nato, ha involontariamente finito per generare la secolarizzazione del mondo occidentale. Una tesi originale e affascinante, che l’autore poggia sulla solida base di puntuali riferimenti storici e bibliografici, ma che non rinuncia a sviluppare come un appassionante racconto nel quale ritroviamo le lontane radici del nostro presente.