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Volevo morire a vent'anni.

Titolo: Volevo morire a vent'anni.

Autore: Salvago Raggi, Camilla

Editore: Lindau

Luogo di edizione: Torino

Data di pubblicazione: 11 / 05 / 2017

Stato editoriale: Attivo

Prezzo: € 9.99

EAN: 9788867087433

Uno dei pochi aspetti positivi della vecchiaia è forse questo: la libertà di non preoccuparsi per ciò che pensano gli altri, per quanto avrebbe dovuto essere in un certo modo e così non è stato, per tanti supposti «doveri» che hanno rivelato nel tempo la loro sostanziale superfluità o inconsistenza. Proprio all’insegna di questa conquistata libertà si dipana il racconto autobiografico di Volevo morire a vent’anni, che, grazie allo spirito dell’autrice, mai preda della malinconia per la fine di tante cose, guarda al passato, al presente e anche al futuro con gratitudine ed entusiasmo. Oltrepassata la soglia dei novant’anni, Camilla Salvago Raggi, scrittrice e ultima discendente di un’antica famiglia genovese, non tenta un bilancio (nessuno può farlo da sé), ma evoca persone, situazioni, incontri e pensieri con uno sguardo a un tempo lucido – dunque talvolta severo – e sempre profondamente partecipe. Il libro è però soprattutto un’alta lezione di stile. Stile letterario, dunque di scrittura, e stile di vita e nella vita, unica vera bussola nel marasma dell’esistenza.

Lingua: Italiano (Lingua del testo)

Tipo di prodotto: Contenuto digitale per download

Dettagli: EPUB

Tipo contenuto: Testo leggibile

Protezione: DRM di Adobe

Collana: Senza frontiere

Numero edizione: 1

Classificazione Dewey: NARRATIVA ITALIANA

Note: «Morire a vent’anni!... Sì, questo volevo: naturalmente quando i vent’anni erano di là da venire, e io, una ragazzina con l’ambizione di diventare una scrittrice, e persuasa che una morte prematura potesse garantirle una sia pur postuma celebrità. «Giovane promessa stroncata nel fiore degli anni»: a questo aspiravo: tant’è vero che quello che scrivevo lo facevo – di getto – su certi grossi quaderni rilegati in carta di Varese (una sola cartoleria di Genova me li forniva) perché mi davano l’illusione di libri veri. Scritti a mano, ma veri: con tanto di costola col titolo in oro. Sì, passare ai posteri come una Grande Scrittrice era la mia aspirazione. Modesta, no? E se penso a quell’adolescenziale desiderio di morte e nello stesso tempo di immortalità non so se ci sia più da riderne o da piangerne. Come si può essere sciocchi da giovani. (…)»

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