Lo scorso giugno, incontrando i rappresentanti delle diocesi e delle istituzioni delle regioni italiane più colpite dall’emergenza sanitaria, papa Francesco ha affermato che: «Come credenti ci spetta testimoniare che Dio non ci abbandona, ma dà senso in Cristo anche a questa realtà e al nostro limite; che con il suo aiuto si possono affrontare le prove piùdure. Dio ci ha creato per la comunione, per la fraternità, ed ora più che mai si è dimostrata illusoria la pretesa di puntare tutto su sé stessi – è illusorio – di fare dell’individualismo il principio-guida della società. Ma stiamo attenti perché, appena passata l’emergenza, è facile scivolare, è facile ricadere in questa illusione. È facile dimenticare alla svelta che abbiamo bisogno degli altri, di qualcuno che si prenda cura di noi, che ci dia coraggio. Dimenticare che, tutti, abbiamo bisogno di un Padre che ci tende la mano. Pregarlo, invocarlo, non è illusione; illusione è pensare di farne a meno! La preghiera è l’anima della speranza».
Nella sapiente pedagogia della Chiesa l’Avvento è il tempo dell’Anno Liturgico in cui la Parola ci aiuta a orientare la nostra vita all’attesa e all’accoglienza di un Dio che ci ha teso la mano ed è venuto ad abitare in mezzo a noi.
Un Dio che ha mandato suo Figlio nel mondo per incontrare e curare le fragilità dell’uomo. Come leggiamo nei Vangeli Gesù, di sua iniziativa, per primo va incontro all’umanità bisognosa di insegnamento, conforto e cura trasformando ogni situazione umana e portando l’uomo a essere capace di compiere scelte che conducano alla consapevolezza della propria vita e al suo significato.
In questi mesi abbiamo fatto tutti l’esperienza della fragilità e dello smarrimento. In questo tempo che ci conduce al Natale siamo invitati a riconoscere il Signore, a vedere la sua salvezza. Siamo sollecitati a chiederci in chi noi oggi riponiamo la nostra speranza per il futuro. Forse ci sentiamo sopraffatti dall’incertezza ma è soprattutto in momenti come questi che abbiamo bisogno di riscoprire l’essenziale. Come ci ha ricordato papa Francesco: pregare e invocare il Padre non è illusione. Illusione è pensare di farne a meno.
Lasciamoci allora sorprendere da Gesù. Troviamo il coraggio di lasciare le nostre certezze, la bontà del nostro vivere per aprirci alla novità che è Gesù e trovare così la spinta e la forza per guardare oltre, per andare nella direzione giusta, capaci di scelte coraggiose.
Sentiremo allora rivolto a noi il messaggio cantato dagli angeli: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (Lc 2,14). Pace che, pur nelle fatiche e a volte nell’oscurità, rende possibile riconoscerci e ritrovarci come fratelli amati dal Padre.