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Eran trenta, volontari e coraggiosi, e hanno aperto una libreria

L’esperienza dell’unico punto vendita di Nichelino, città satellite di Torino con cinquantamila abitanti: per arrivare nei piccoli centri della zona chiede agli enti pubblici di mettere a disposizione gli spazi inutilizzati

A Nichelino, città satellite del capoluogo piemontese, poco meno di cinquantamila abitanti in gran parte arrivati da tutta Italia all’epoca della grande immigrazione, fenomeno che negli Anni Sessanta ha trasformato quello che era un piccolo comune nel nono centro del Piemonte, c’è una sola libreria. È una libreria speciale: si chiama «Il Cammello», ed è gestita interamente da una trentina di volontari che a turno svolgono le varie mansioni, dall’esperta di economia aziendale che tiene la contabilità alla pensionata che smessi i panni della nonna indossa quelli della commessa.
La prima fonte di finanziamento sono state le tessere. «Ne abbiamo fatte di due tipi, da dieci euro al mese o da dieci euro l’anno. Le prime sono state sottoscritte da una cinquantina di persone, le seconde hanno toccato quota mille e trecento. Poi abbiamo invitato la gente a donarci tutti gli oggetti di cui desiderava sbarazzarsi, e abbiamo organizzato una vendita. Per gli arredi in un primo momento ci siamo orientati sull’Ikea, poi un falegname in pensione ha deciso di darci una mano. E un ex libraio un pomeriggio è venuto a spiegarci tante cose che non sapevamo. Così, anche Nichelino ha visto nascere la sua libreria»» racconta il medico Angelo Riggio, che di Nichelino in passato è stato anche sindaco.
Ora oltre ai volumi usati, «Il Cammello» vende anche le novità. «Ci riforniamo da Pde e da Salvi, che nel giro di ventiquattro o quarantotto ore evadono gli ordini. E abbiamo capito di dover lavorare in sinergia con la biblioteca Giovanni Arpino, che ha un indice di prestito molto alto ma con cui non siamo in concorrenza: perché quando un libro ti piace davvero, te lo compri».
A giugno la libreria «Il Cammello» aprirà la sua vetrina on-line, aperta alle segnalazioni e alle recensioni dei lettori, ma non solo. «Ci servirà anche per portare i libri a casa di persone anziane o ammalate, e poi per arrivare nei piccoli centri della zona, dove è impensabile che possano sopravvivere librerie tradizionali. L’idea è chiedere alle varie amministrazioni comunali di mettere a disposizione dei locali, perché sono innanzitutto gli affitti e le utenze a uccidere le librerie. Gli enti pubblici dispongono di tanti spazi inutilizzati o sottoutilizzati, che sarebbe bene dare in uso ad associazioni di volontari come la nostra».
In effetti, spesso le idee più semplici sono anche le più efficaci.
(Giuseppe Culicchia, 5 aprile 2013, La Stampa)

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