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Ben venga la propaganda (Claudio Siniscalchi, Studium, 2020)

27 Gennaio 2020, ore 12:00

Questo lavoro di ricerca prende avvio da una constatazione e da una curiosità.
Partiamo dalla constatazione. Studiando la produzione cinematografica
realizzata dal nazionalsocialismo tra il 1933 e il 1945, il confronto
– estetico produttivo, comunicativo e ideologico – con un film si
rivela imprescindibile: Süss, l’ebreo (Jud Süss, 1940) di Veit Harlan. Lo è
per l‘evidente qualità formale dell’opera, ma, soprattutto, per l’altrettanto
evidente, quanto radicale, carica antisemita. Ed essendo l’antisemitismo
uno snodo imprescindibile dell’ideologia nazionalsocialista, studiare Süss,
l’ebreo significa, in fondo, studiare il totalitarismo hitleriano attraverso il
punto di vista di un’«opera mondo» (un film di finzione), universo visivo
di significati che racchiude l’essenza di un’epoca: la lotta tra l’elemento
ariano minacciato dal suo nemico storico, l’ebreo.
Quando oggi vediamo Süss, l’ebreo in realtà ci troviamo davanti a due
differenti rappresentazioni del passato: la storia settecentesca di Süss, manipolata
nella finzione cinematografica; e la storia del 1939-1941, quando
la risoluzione della «questione ebraica» imboccò la strada che condusse
alla «soluzione finale», prima con l’invasione della Polonia e poi con
l’invasione dell’Unione Sovietica. L’interpretazione di Süss, l’ebreo è sin
troppo semplice: i tedeschi hanno un solo modo per liberarsi dell’eterna
minaccia ebraica. Il finale del film è la risposta.
Per quanto riguarda invece la curiosità, è racchiusa in una domanda: cosa
ne scrissero i critici italiani quando il film fu presentato in anteprima a
Venezia nel settembre 1940 e uscì nel circuito nazionale nell’ottobre del
1941?

Dettagli

Data:
27 Gennaio 2020
Ora:
12:00
Tag Evento:

Luogo

LUMSA
Roma, RM Italia
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