Su “Catechisti parrocchiali” (Paoline) di maggio c’è un interessante articolo di Roberto Laurita intitolato “Gesti che trasformano”: “Immaginiamo di fermare una persona all’uscita della chiesa, dopo la Messa domenicale, e di porle alcune domande: «Si ricorda quello che diceva la prima lettura?». «Oh, no…».
«E la seconda?». «Neppure». «Ricorderà almeno qualcosa del Vangelo?». «Guardi, sono proprio imbarazzato, ma devo ancora rispondere di no». «E non potrebbe nemmeno dirmi una frase della predica che l’ha impressionata?». «No, nemmeno… Mi deve scusare, ma oggi non sto bene. Penso che siano i primi sintomi dell’influenza. È vero: se questi sono i risultati, facevo bene a rimanere a casa. In fondo, questa celebrazione non mi è servita a niente».
Chissà quante altre persone trarrebbero le stesse conclusioni… Perché se la parola di Dio è decisiva in una celebrazione, non averne afferrato nemmeno un brandello significa aver perso qualcosa di fondamentale. E quindi…”. La lettura continua nel link.

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