“Il rischio dell’amore” (1Gv 3,16)
Un percorso di lettura a margine del tema del 35° convegno di Porte Aperte
Si è concluso ieri il 35° convegno di Porte Aperte, associazione che opera in oltre 60 paesi, fornendo supporto materiale, soccorsi di emergenza, Bibbie, formazione e assistenza, ai cristiani che soffrono a causa della loro fede. In Italia, Porte Aperte sensibilizza sulla persecuzione globale, mobilita preghiera, supporto pratico e azione tra i cristiani.
Porte Aperte pubblica annualmente la World Watch List, la lista dei primi 50 paesi dove più si perseguitano i cristiani al mondo.
Primo dato degno di nota: cresce ancora la persecuzione anti-cristiana nel mondo in termini assoluti, così come cresce il numero di paesi dove essa si verifica. Oggi salgono ad oltre 245 MILIONI i cristiani perseguitati, sostanzialmente 1 cristiano ogni 9 subisce una forma di persecuzione a causa della propria fede.
Sui 150 paesi monitorati dalla nostra ricerca, 73 hanno mostrato un livello di persecuzione definibile alta, molto alta o estrema (punteggio superiore a 41), mentre l’anno scorso erano 58. Il numero di cristiani uccisi per ragioni legate alla fede sale da 3.066 dello scorso anno a 4.305 del 2018, con la Nigeria ancora terra di massacri per mano soprattutto degli allevatori islamici Fulani, oltre che dei terroristi Boko Haram. Si contano infatti 3.731 cristiani uccisi in questa nazione, con villaggi completamente abbandonati dai cristiani, che alimentano il fenomeno degli sfollati interni e dei profughi.
Sono 11 le nazioni che rivelano una persecuzione definibile estrema. Al primo posto troviamo ancora la Corea del Nord, la quale, nonostante lo scongelamento delle relazioni seguito al vertice Trump-Kim Jong un, non offre segnali di miglioramento: si stimano ancora tra i 50 e i 70 mila cristiani detenuti nei campi di lavoro di questo paese per motivi legati alla loro fede. Anche Afghanistan (2°) e Somalia (3°) totalizzano un punteggio superiore ai 90, ma ovviamente per ragioni diverse rispetto alla Corea del Nord, connesse ad una società islamica radicalizzata e all’instabilità endemica di questi paesi. La Libia (4°), stato diviso e fragile, peggiora leggermente: il blocco ulteriore dei flussi migratori attraverso il Mediterraneo comporta che molti cristiani in fuga dai disordini e dalle persecuzioni dell’Africa subsahariana rimangano bloccati in questo paese, rendendoli ancora più vulnerabili a pressioni o violenze. La cronaca in Pakistan (5°), vedasi il caso di Asia Bibi e i seguenti disordini, ha dimostrato ancora una volta il motivo per cui questa nazione si trovi ai vertici della WWList, con aggressioni, ingiusti incarceramenti, sentenze di pena di morte per blasfemia ed almeno 28 assassini documentati di cristiani.