Lo straniero: ospite o nemico?
Una riflessione di Marco Dotti e un percorso di lettura
Marco Dotti su Vita Magazine per presentare il numero di novembre dedicato all’accoglienza scrive:
Nel primo volume del suo fondamentale Vocabolario delle istituzioni indoeuropee, dedicato a “economia, parentela, società”, Emile Benveniste parla di «quattro cerchi dell’appartenenza sociale». È qui che il linguista, nato ad Aleppo nel 1902, a lungo direttore dell’Ecole Pratique e dal 1937 professore al Collège de France, offre le indicazioni più preziose per comprendere il tema dell’abitare e dell’ospitare, dell’accogliere e del condividere. Ma anche dell’appartenere.
Chi ospita chi? Partiamo dall’ospite. Chi è l’ospite? Mai come in questo caso, l’etimologia ci aiuta a risolvere un’ambivalenza che nasconde infinite insidie e apre il raggio dei significati a un’imponente rete di suggestioni, rimandi, concetti, simboli.
Ospite è tanto la persona che accoglie nella propria casa, quanto la persona che è accolta in casa d’altri. Il latino hospıte (nomin. hospes) è infatti «colui che ospita» e «colui che è ospitato». Hospes ha un’origine indoeuropea che viene fatta risalire a ghos(ti)–potis, «signore dello straniero», cioè il padrone di casa che esercitava il diritto di ospitalità nei confronti del forestiero, composto da ghostis, ossia straniero, e potis, signore e corrispondente all’antico slavo gospodı, padrone, signore, da cui, con lo stesso significato, deriva il russo gospodin.
Potere, casa, accoglienza, amicizia, legame. Ma anche guerra, inimicizia, nemico. Approfondendo i termini comuni al vocabolario preistorico delle lingue dell’Europa, infatti, le parole mostrano la complessità delle cose. Ecco perché la riflessione etimologica su “ospite” riveste per noi interesse tutt’altro che ozioso. Ricorda Benveniste che «hostis del latino corrisponde al gasts del gotico e al gostı dell’antico slavo, che presenta inoltre gos-podı “signore”, formato come hospes. Ma il senso del gotico gasts e dell’antico slavo gosti è “ospite”, quello del latino hostis è “nemico”. Per spiegare il rapporto tra “ospite” e “nemico”, si ammette di solito che l’uno e l’altro derivino dal senso di “straniero” che è ancora attestato in latino; da cui “straniero favorevole -> ospite” e “straniero ostile -> nemico”».
Alla radice dell’ospitalità c’è dunque il rapporto con lo straniero. Chi ci è nemico, oggi? Chi ci è amico? Questo è un punto.
Il tema dell’abitare e dell’ospitare, dell’accogliere e del condividere non può essere disgiunto da quello dell’appartenere. Una questione cruciale in cui si condensano molte difficoltà del nostro tempo. Anche quelle di cogliere una complessità troppo spesso, da tutte le parti in causa, banalizzata.