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Mia figlia, Don Chisciotte (Alessandro Garigliano, NNE 2017)

Un consiglio di lettura al giorno dalla nostra rubrica "Affinità elettive"

Lei ha tre anni e si emoziona ascoltando storie di cavalieri, re, regine e principeffe. Lui ha quarant’anni, è suo padre e si emoziona solo a guardarla. Lei è coraggiosa, vuole conoscere il mondo e non ha paura di niente; lui non trova un lavoro stabile e ha paura di tutto.

La sua passione e il suo oggetto di studio è il Don Chisciotte: nelle trame del capolavoro più rivoluzionario di ogni tempo rilegge la propria vita, scoprendosi non cavaliere intrepido ma scudiero devoto, combattuto tra l’adorazione e il buon senso, tra la sublime incoscienza della sua bambina e l’impulso di proteggerla.

“Da quando è nata mia figlia, ho cominciato ad apprezzare di Sancio doti fino ad allora ignorate o peggio ridicolizzate. Mi sono rifiutato di vedere in lui soltanto il villano concreto e circospetto, e adesso mi pare addirittura i suoi dubbi siano necessari per dare un senso alle avventure del Cavaliere: se lo scudiero non frenerà mai le ambizioni del compagno, allo stesso tempo non ne consentirà l’anarchia; se non accetterà mai la violenza creativa senza accanirsi a mascherarla, ogniqualvolta vedrà infiacchirsi la fede, spronerà don Chisciotte a cercare sempre nuovi giganti. Insomma, mi sembra di poter rilevare in Sancio una capacità unica di stare in equilibrio tra la dimensione reale e quella immaginativa. […]Concludevo pensando che se lei incarnava la mia don Chisciotte, se solo lei era capace di mostrarmi percorsi intrepidi – lanciandosi verso il mare senza braccioli, camminando sbilenca sul ciglio di strapiombi abissali, inventando parole – allora io dovevo continuare a essere il suo Sancio Panza: avevo il dovere di accompagnarla, contenerla ma soprattutto capirla, senza intaccare la sua libertà.”

Alessandro Garigliano ci consegna un romanzo intenso e avvincente che è una dichiarazione d’amore per la letteratura, per la vertigine eversiva, illimitata e imprescindibile della fantasia. E togliendo la maschera alla finzione inventa le parole del suo mondo, riannoda i fili del futuro e riesce a dare un nuovo senso all’essere padre.

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