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Un Nobel al giorno: Rabindranath Tagore, 1913

Per la profonda sensibilità, per la freschezza e bellezza dei versi che, con consumata capacità, riesce a rendere nella sua poeticità, espressa attraverso il suo linguaggio inglese, parte della letteratura dell'ovest.

Dalla remotissima delle letterature arriva fino a noi una certa forma di dramma, alla quale ci riesce difficile assegnare un posto che le dia nel nostro paese diritto di cittadinanza. L’India decrepita ci parla dal fondo dei suoi secoli con una voce fresca, ingenua, di una dolcezza infantile, che suona quasi nuova ai nostri orecchi. Noi occidentali di oggi non sappiamo piú essere ingenui, o per meglio dire, non siamo. L’arte dell’ingenuità non s’impara. Si è ingenui o non si è. Ed è appunto questa ingenuità di sensazioni immediate, di pensiero spontaneo, di paurosa ammirazione, che produce i grandiosi poemi delle incolte società primitive: incolte, cioè non corrotte.
(Citra)

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