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Un treno al Sud (Corrado Alvaro, Rubbettino 2016)

Un consiglio di lettura al giorno dalla nostra rubrica "Affinità elettive"

Ojetti, Comisso, Gadda: folta fu la pattuglia degli scrittori in viaggio, negli anni trenta, per le contraddittorie strade della penisola. Tra questi un posto di rilievo spetta a Corrado Alvaro, allora giovane ma già noto narratore.

Scritti tra la fine degli anni 40 e l’inizio dei 50 e pubblicati postumi nel 1958 quale parte conclusiva dell’Itinerario italiano, i racconti di Un treno nel Sud trattano della parte d’Italia più familiare all’autore, più vicina alla sua sostanza d’uomo, il Sud con la sua particolare civiltà , i suoi complicati problemi sociali, il suo dramma antico e nuovo.

Sia che descriva la folla di Napoli o il mercato dei «gualani» a Benevento, le donne di Bagnara o il paese dei Malavoglia, lo scrittore ci fa vedere quanto d’indecifrabile, d’inesplorato, di mitologico si nasconde sotto la patina delle tradizioni e dei pregiudizi. Queste interpretazioni, sempre ricche di richiami autobiografici, quando non ricorrono alla forma diretta dell’inchiesta giornalistica di alto livello, si stendono nell’evocazione narrativa che ricorda i temi veraci del romanziere o si allargano a una specie di ermeneutica della vita e del costume meridionale dove parole, cose e persone acquistano una evidenza rivelatrice, conferendo a queste indagini un valore di testimonianza storica.

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