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Vuoi capire il prossimo? Comincia a leggere i classici

Due ricercatori americani hanno dimostrato che Anna Karenina, piuttosto che un best seller, aiuta nella Teoria della mente, ovvero la capacità di comprendere i pensieri degli altri

Emanuele Castano e David Corner Kidd lo dimostrano grazie a cinque esperimenti. Hanno prima chiesto ai volontari di leggere tra le dieci e le quindici pagine estratte sia da “capolavori letterari”, come storie scritte da Anton Checov e Don DeLillo o vincitrici dell’Henry Prize e del National Book Award, sia da best seller racimolati su Amazon: le opere ad esempio di Daniel Steel e Gyllian Flynn. Poi, chiusi i libri, via ai test per misurare il potere di “leggere”, non più le parole, ma il pensiero: il Diagnostic Analysis of Nonverbal Accuracy 2 – Adult Faces (DANVA2-AF), in cui si guarda il viso di una persona per due secondi e si decide se è allegra, triste, delusa o arrabbiata. E il Reading the Mind in the Eyes test (RMET): a essere mostrata è solo una porzione di volto cui attribuire un’emozione a scelta tra le quattro a disposizione che spaziano tra lo “scettico” e il “contemplativo”.
Il risultato? Entrambi i gruppi hanno ottenuto un punteggio migliore rispetto a chi non ha letto per nulla o si è dedicato alla saggistica. C’è di più: tra i lettori di romanzi, chi ha avuto il piacere di dedicarsi a Checov ha stracciato Steel. Con uno stacco notevole, per i piccoli numeri cui è abituata questo tipo di scienza: sono due (su trentasei) le risposte in più date nel RMET test, e una risposta (su un totale di diciotto) sbagliata in meno nel DANVA2-AF.
(Rosita Rijtano, 23 ottobre, La Repubblica)

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